In risposta al messaggio di dani1967 del 25/03/2025 alle 10:24:35In realtà ci va anche bene perchè all'inizio era una triade: c'era anche il libro contemporaneo rappresentato da "Cuore" di De Amicis...
Oggi è la giornata a cui viene attribuita, idealmente, la prima giornata della divina commedia. La Divina Commedia è probabilmente l'opera più odiata dai ragazzi e più amata dagli adulti. Quando si formò la nostranazione la lingua italiana di fatto non esisteva. Cavour, uno dei massimi fautori dell'unità d'Italia, sostanzialmente non parlava Italiano. Ma sostanzialmente nella maggior parte delle regioni italiane si parlava dialetto, e devo dire, io quando vado nella rsa dove soggiorna mia madre godo a sentire il dialetto degli anziani, una lingua persa tra noi giovani, ma siccome questo non è il punto andiamo oltre. Subito dopo l'unificazione d'Italia si dovette scegliere dei testi che potessero definire la lingua italiana, un classico e un libro moderno che rappresentasse la lingua viva. Come classico si scelse la Divina Commedia, e il testo moderno, di lingua viva, appena scritto erano I Promessi Sposi. Sono passati più di 150 anni e i testi non sono cambiati. Quello che fa più scandalo è che il testo moderno per i ragazzi sia I Promessi Sposi, che mioddio, indubbiamente grandissima opera, ma oramai non rappresenta per nulla la lingua, ma nemmeno il pensiero odierno. Anche la Divina Commedia per me ha perso completamente la funzione fondante e unificante della lingua e della nazione. La si studia per tradizione e soprattutto perché bella, perché piace. Ma io ricordo il me stesso di 16-17-18 anni; a me della Divina Commedia non fregava assolutamente nulla, la odiavo profondamente, era una vera sofferenza. Andava bene che grazie a lei mi portavo a casa dei buoni voti, ma per il resto avrei preso un fuoco a 451 gradi fahrenheit (libro che amavo allora ed ho riletto con piacere di recente) per incenerirla. Oggi ovviamente ne ho un parere diverso, ne vedo la bellezza, ma rivedo in mio figlio la mia stessa sofferenza. Di qui una riflessione. Il fatto che una opera sia molto bella ed affascinante, che lo sia sopratutto per adulti maturi, e un buon motivo per propinarla per intero per tre anni agli studenti ? Badate bene, non dico che non debba essere trattata magari nel terzo anno di superiori quando si fa la letteratura di quel periodo, parlo dell'imposizione per tre anni, saltando a pie pari tutta una serie di occasioni letterarie che potrebbero essere molto più stimolanti per giovani adolescenti. La nostra è una scuola della nozione, per cui deve passare in testa (per un tempo brevissimo, sia chiaro) una serie impressionanti di nozioni nel cervello dei ragazzi pensando che se manca un canto della divina commedia saranno persi per sempre, e non si bada invece che imparino a fare; fare inteso come processo non necessariamente manuale, intendo anche fare nel senso di saper interpretare un testo letterario; conta capire come si legge, come si affronta la divina commedia, ma non vedo la necessità di leggerla tutta obbligatoriamente a scuola. Oggi tutti lodano la Divina Commedia, io vorrei liberare i ragazzi da questo retaggio per almeno i 2/3 di quanto viene propinata, da una scuola che in 150 anni non è mai stata in grado di cambiare; a fonte di una popolazione che in gran parte non è in grado di leggere e comprendere un testo complesso, men che meno scrivere. Non mi fraintendete, viva Dante e la Divina commedia per mille motivi, ma leggiamocela noi adulti. Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. R.L. Stevenson
In risposta al messaggio di dani1967 del 25/03/2025 alle 10:24:35C'e' da dire anche che qualunque lettura "obbligata", magari propinata da un docente che non sa valorizzarla, finirebbe per essere odiata dai ragazzi, qualunque essa sia, anche un testo moderno più accattivante, proprio perché obbligatoria e materia di studio e quindi interrogazione.
Oggi è la giornata a cui viene attribuita, idealmente, la prima giornata della divina commedia. La Divina Commedia è probabilmente l'opera più odiata dai ragazzi e più amata dagli adulti. Quando si formò la nostranazione la lingua italiana di fatto non esisteva. Cavour, uno dei massimi fautori dell'unità d'Italia, sostanzialmente non parlava Italiano. Ma sostanzialmente nella maggior parte delle regioni italiane si parlava dialetto, e devo dire, io quando vado nella rsa dove soggiorna mia madre godo a sentire il dialetto degli anziani, una lingua persa tra noi giovani, ma siccome questo non è il punto andiamo oltre. Subito dopo l'unificazione d'Italia si dovette scegliere dei testi che potessero definire la lingua italiana, un classico e un libro moderno che rappresentasse la lingua viva. Come classico si scelse la Divina Commedia, e il testo moderno, di lingua viva, appena scritto erano I Promessi Sposi. Sono passati più di 150 anni e i testi non sono cambiati. Quello che fa più scandalo è che il testo moderno per i ragazzi sia I Promessi Sposi, che mioddio, indubbiamente grandissima opera, ma oramai non rappresenta per nulla la lingua, ma nemmeno il pensiero odierno. Anche la Divina Commedia per me ha perso completamente la funzione fondante e unificante della lingua e della nazione. La si studia per tradizione e soprattutto perché bella, perché piace. Ma io ricordo il me stesso di 16-17-18 anni; a me della Divina Commedia non fregava assolutamente nulla, la odiavo profondamente, era una vera sofferenza. Andava bene che grazie a lei mi portavo a casa dei buoni voti, ma per il resto avrei preso un fuoco a 451 gradi fahrenheit (libro che amavo allora ed ho riletto con piacere di recente) per incenerirla. Oggi ovviamente ne ho un parere diverso, ne vedo la bellezza, ma rivedo in mio figlio la mia stessa sofferenza. Di qui una riflessione. Il fatto che una opera sia molto bella ed affascinante, che lo sia sopratutto per adulti maturi, e un buon motivo per propinarla per intero per tre anni agli studenti ? Badate bene, non dico che non debba essere trattata magari nel terzo anno di superiori quando si fa la letteratura di quel periodo, parlo dell'imposizione per tre anni, saltando a pie pari tutta una serie di occasioni letterarie che potrebbero essere molto più stimolanti per giovani adolescenti. La nostra è una scuola della nozione, per cui deve passare in testa (per un tempo brevissimo, sia chiaro) una serie impressionanti di nozioni nel cervello dei ragazzi pensando che se manca un canto della divina commedia saranno persi per sempre, e non si bada invece che imparino a fare; fare inteso come processo non necessariamente manuale, intendo anche fare nel senso di saper interpretare un testo letterario; conta capire come si legge, come si affronta la divina commedia, ma non vedo la necessità di leggerla tutta obbligatoriamente a scuola. Oggi tutti lodano la Divina Commedia, io vorrei liberare i ragazzi da questo retaggio per almeno i 2/3 di quanto viene propinata, da una scuola che in 150 anni non è mai stata in grado di cambiare; a fonte di una popolazione che in gran parte non è in grado di leggere e comprendere un testo complesso, men che meno scrivere. Non mi fraintendete, viva Dante e la Divina commedia per mille motivi, ma leggiamocela noi adulti. Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. R.L. Stevenson
In risposta al messaggio di girellik del 25/03/2025 alle 13:48:09Ho riprovato a rileggerlo da adulto
C'e' da dire anche che qualunque lettura obbligata, magari propinata da un docente che non sa valorizzarla, finirebbe per essere odiata dai ragazzi, qualunque essa sia, anche un testo moderno più accattivante, proprio perchéobbligatoria e materia di studio e quindi interrogazione. Al liceo odiavo i Promessi Sposi, lo trovavo stucchevole come libro, una riga di testo e 27 di note di inquadramento/spiegazione storica, lessicale, sociologica, ecc. Ho riprovato a rileggerlo da adulto, come fosse un romanzo normale, senza alcuna nota o appendice o commentario: una goduria. Ma purtroppo un testo letterario se vuol essere studiato, e non solo letto, necessita di quell'apparato di contorno, che è il vero problema, che rende un mattone tutto. Non l'opera in sè. Mi domando però: se non avessi studiato il testo alle superiori, mi sarei goduto la lettura da adulto? Quanto a Dante è la base della nostra lingua, inutile negarlo. Dici che siamo una popolazione che in gran parte non è in grado di leggere e comprendere un testo complesso, men che meno scrivere, ed hai ragione: ecco credo allora che ci serva sempre di più Dante e la parafrasi del testo del duecento. Inoltre la nostra società sta cambiando in fretta, sopratutto a livello di composizione etnica, io ci tengo che chi nasce e cresce nel nostro paese studi Dante, come l'ho fatto io.
In risposta al messaggio di dani1967 del 25/03/2025 alle 14:18:51studiare la storia utilizzando la letteratura (o l'arte in generale) è quanto di più sbagliato si possa fare. sono state due cose ben differenziate fino alla comparsa dei romanzi storici, che niente hanno a che vedere con la storia perché hanno una buona percentuale di "invettiva" da parte dell'autore.
Ho riprovato a rileggerlo da adulto Qui ci sta tutto il senso del mio discorso. Sono scritture che si apprezzano molto da adulti. Ma anche sulla divina commedia, non vorrei che la mia provocazione fosse intesa come la propostadi eliminarne la lettura. Io la imiterei ad un anno scolastico, e poi pace. Il ragazzo impara a interpretare le terzine, ne studia qualcuno, ne apprezza la bellezza, e via, alla prossima. Vero quello che dice Giovanni, di solito non la si finiva mai, in 5 sopratutto perché si arrivava alla matura e anche i docenti avevano pietà. Io ricordo che mentre facevo non so il medioevo a storia, il medioevo a filosofia, il tutto aveva senso. Dopodiché, per uno scientifico, così come la letteratura latina, perdeva completamente di senso, avevo un vero sentimento di straniamento. Mapalib cita il libro cuore, ma scritto nel 1885 dubito che sia arrivato sui banchi di scuola prima del 1900, mentre l'Italia si unì grossomodo nel 1870 (salvo l'ultimo pezzo del 1918); peraltro è una ricostruzione non mia ma che ho letto da qualche parte in giro, scusate se non ricordo la fonte. Anche su Ungaretti e Quasimodo pensiamoci, per chi li ha studiati negli anni 60 erano autori moderni, oggi hanno 100 e più anni. Di recente è stata proposta alla maturità una poesia di Pascoli la Via Ferrata, con il poeta spaventato per il Qual di gemiti e d’ululi rombando cresce e dilegua femminil lamento I ragazzi oggi prendono l'aereo come il taxi, il frecciaorssa nel weekend per andare dalla fidanzata, ma che senso ha quando sei a scuola vivere almeno 200 anni prima ? I promessi sposi raccontano di una coppia che ha vissuto le peggio cose per un problema che verosimilmente non riescono nemmeno a capire di tempi in cui in Italia si viveva in un regime peggiore di quello Iraniano, scollegato totalmente dalla realtà di famiglie allargate, sessualità precoce, identità di genere. Ma davvero, non si può prendere un libro attuale che li faccia riflettere sulla nostra attualità ? Sui problemi di oggi ? Si fa storia con la storia, poi si fa storia con la letteratura, poi si fa storia con la filosofia, poi si fa storia con l'arte. Nel nostro percorso formativo siamo totalmente incapaci di ragionare su un differente modello formativo che non passi attraverso fare la storia di qualche cosa e riempire di nozioni. Letteratura, arte, filosofia potrebbero essere tranquillamente insegnate senza fare la storia di qualche cosa, e magari si allarga la materia storia a profili molto più ampii.
In risposta al messaggio di dani1967 del 25/03/2025 alle 17:27:59"Ma se hai 16 anni e non sai nulla di tutto ciò, non cogli per nulla il senso. Lo studi, a memoria."
Stavo cercando una Renzo e Lucia di oggi. Renzo e Lucia verosimilmente convivono da anni, hanno ovviamente consumato e con due figli prima del matrimonio. A fronte di Don Abbondio vanno in municipio. Chi potrebbe essere ilpotente che si mette di mezzo. Mah, un ex fidanzato che cerca di ammazzarla che poi muore di covid. Ma forse, una storia così conviene riscriverla da zero. Poi quando la leggo io, tra la peste, azzeccagarbugli, la rivolta del pane, ci leggo mille cose ma ... ma perché ho una vita di esperienze, di cronaca, di cose lette che mi fanno capire quanto certi meccanismi si ripetano. Ma se hai 16 anni e non sai nulla di tutto ciò, non cogli per nulla il senso. Lo studi, a memoria.
In risposta al messaggio di mapalib del 25/03/2025 alle 17:56:04Ma certo. Però ancorarsi ostinatamente al passato è miope. Rendiamoci conto, siamo in fondo a tutte le classifiche di competenze letterarie e matematiche. Questo perché formiamo una ridottissima minoranza di superesperti e lasciamo il resto al grande fratello. E abbiamo ancora i programmi di due secoli fa. Un ragazzo può ovviamente fare interessanti osservazioni ma non si identificherà mai non so in Renzo e Lucia. Io contesto l'incapacità di cambiare, il terrore di cambiare. Si studia Dante soprattutto perché lo si è sempre fatto, no perché migliore. Poi sia chiaro, la prof di mio figlio ci prova anche a fare qualcosa di diverso, è una professionista di tutto rispetto, ma comunque è imbrigliata fa tradizione e programmi. E noi siamo il peggio, noi di una certa età che ancora di più vogliamo che il mondo resti immutabile.
Ma se hai 16 anni e non sai nulla di tutto ciò, non cogli per nulla il senso. Lo studi, a memoria. Se è quello che ti viene chiesto... ma non è certo colpa del libro. Qualunque testo, anche l'Odissea, può fornire contenutipiù che attuali o evergreen se ben presentato e analizzato. I ragazzi sono molto più capaci di coglierli di quanto spesso crediamo, ma bisogna coinvolgerli bene. A obbligarli e basta son capaci tutti, ma così gli diventerebbero noiosi anche Dan Brown e D'Avenia, solo per citare due campioni di vendite e critica (nel loro genere) più recenti...
In risposta al messaggio di caronbz del 25/03/2025 alle 22:48:25Io ti so dire che il comportamento di mio figlio ricalca il mio. Dopo aver letto abbastanza da bimbo fino all'inizio delle medie, con le superiori ho sostanzialmente smesso per poi riprendere dopo la fine degli studi. Non mi veniva nemmeno lontanamente in mente dopo una giornata sui libri di leggere ancora.
Sui programmi scolastici non posso aprire bocca perché, non avendo figli, non sono informato minimamente. Invece sull’approccio alla lettura credo che tutto inizi a casa. Abituare i bambini a rapportarsi coi libri è unaattività primordiale che si fa fin da piccoli, ovviamente se in quella famiglia le persone lo fanno abitualmente. Il passo successivo lo fa la scuola e anche qua tutto dipende dalle capacità di coinvolgimento degli insegnanti. Sta di fatto che si legge sempre di meno, con tutta la negatività che ciò comporta. Potremo fare un censimento sul forum per sapere quanti libri si leggono all’anno e fare una statistica spiccia e inutile di un gruppo di persone con una passione comune. Cioè: i camperisti del forum leggono X libri di media all’anno. Cifra che probabilmente non servirebbe a niente :)
In risposta al messaggio di dani1967 del 26/03/2025 alle 00:10:23anche tu hai la sensazione che tutto cominci in casa, ma se non inizia in casa perché non ci sono libri o perché non si legge, non comincerà mai niente. è la storia dell'uovo e la gallina quindi, in questi casi, dovremo sperare che la scuola copra i buchi creati da noi e sappiamo che le politiche statali arrivano molto dopo che il problema sia scoppiato. la conseguenza è che il problema non si risolve o si risolve parzialmente, quasi sempre in forma minoritaria.
Io ti so dire che il comportamento di mio figlio ricalca il mio. Dopo aver letto abbastanza da bimbo fino all'inizio delle medie, con le superiori ho sostanzialmente smesso per poi riprendere dopo la fine degli studi. Nonmi veniva nemmeno lontanamente in mente dopo una giornata sui libri di leggere ancora. Io vado a periodi, questo è un periodo di lettura di testi scientifici per me.
In risposta al messaggio di caronbz del 26/03/2025 alle 09:08:29Quello che scrivi nasconde un diavolo del sistema scolastico italiano, quello che impone Dante per TRE anni ed ha una distanza siderale dai giovani (non sempre, dipende dai prof).
anche tu hai la sensazione che tutto cominci in casa, ma se non inizia in casa perché non ci sono libri o perché non si legge, non comincerà mai niente. è la storia dell'uovo e la gallina quindi, in questi casi, dovremosperare che la scuola copra i buchi creati da noi e sappiamo che le politiche statali arrivano molto dopo che il problema sia scoppiato. la conseguenza è che il problema non si risolve o si risolve parzialmente, quasi sempre in forma minoritaria. la lettura oggi avrebbe una doppia forma positiva nei ragazzi (e anche tra tanti adulti): la prima è quella diretta, cioè sviluppo del pensiero critico, creatività, empatia verso gli altri, vocabolario più ricco, etc; la seconda sarebbe la esclusione automatica di telefono e social network durante alcune ore della giornata. anche il nostro stile di vita aiuta a non prendere in mano i libri: giornate di lavoro eterne, spostamenti casa-lavoro da non finire, clima mediterraneo che porta a stare fuori, etc. resta il fatto che pochi sanno come fare per invogliare le persone a leggere
https://www.inapp.gov.it/sala-s...
In risposta al messaggio di dani1967 del 26/03/2025 alle 09:53:05
Quello che scrivi nasconde un diavolo del sistema scolastico italiano, quello che impone Dante per TRE anni ed ha una distanza siderale dai giovani (non sempre, dipende dai prof). Se l'attitudine nasce dalla famiglia, lascuola non può fungere da ascensore culturale e sociale. Ed è così. Questo perché la scuola soprattutto alle elementari è fondata sul lavoro a casa. Quando andai, figlio di 5 anni, all'open day delle elementari, fui estasiato da tutti i poster appesi nella classe che ci ospitava. Che bei lavori che fanno, mi immaginavo via i banchi tutti per terra ad incolllare e colorare, scrivere, ragionare cn le maestre su cosa mettere. NO Un giorno la maestra dice per lunedì fate una bella ricerca (o poster) sui vulcani o sulla cellula. Fa magari dei gruppi che si devono trovare a casa, non dice assolutamente nulla su COME e DOVE fare questa ricerca, spesso non consce nemmeno l'argomento. I bimbi si trovano a casa di uno, prendono i giochi e il lavoro lo fanno i genitori. Le ricerche individuali segnano la frattura tra le famiglie bene e le altre. Chi ha il padre che gli fa una bella ricerca prenderà 10, gli altri 5. I compiti a casa necessitano di un costante affiancamento dei genitori, genitori bravi e di cultura, bambino bravo con tutti 10, genitore che parla solo dialetto, bimbo prende tutti 5. Questo perché la scuola è fondata sui compiti a casa. Ovviamente la mia rabbia è maggiore sulle ricerche, diventassi ministro la prima circolare che farei è il divieto di ricerche a casa e di poster a casa, la scuola si fa a scuola in orario scolastico sotto la guida degli insegnanti, non a casa sotto la guida dei genitori, quello si chiama homeschooling. Il fatto che come dici tu la lettura nasce da subito pone forti responsabilità alle scuole, ad una frattura tra i programmi e i ragazzi, e proprio qui torniamo a DANTE. Non aiuta a recuperare mettere programmi legati sempre a un mondo completamente scollegato dalla esperienza quotidiana. A mio figlio avevnao dato da leggere Tom Sawyer ! Ma che cavolo gli frega dell'america di tre secoli fa e di bambini che non facevano nemmeno una cosa rispetto a quelli di oggi ! nel mentre lui si leggeva decine di libri, ma quello gli faceva venire il vomito ! Quanto è attuale Mark Twain ? Lo è di sicuro per un professore universitario che troverà astruse affinità col mondo di oggi, per un ragazzino di 10 anni non lo è per nulla. Una sintesi In questi giorni mio figlio arriva da uno scambio con una scuola superiore finlandese. Lui era stupito di quanto loro valsusini fossero più avanti nei programmi di matematica rispetto ai finlandesi. Ora, tocca capire perché loro siano in cima a tutte le classifiche. La risposta a mio modesto parere è che da loro TUTTI sanno risolvere una equazione, e poi derivate integrali etc sono riservata ad una sparuta minoranza che fa l'università in campo scientifico, da noi chi non fa un liceo è buio totale. Lo stesso vale per dante.
In risposta al messaggio di Giovanni del 26/03/2025 alle 10:28:56Per il solo fatto che tu scrivi sul forum magari in totale disaccordo con me ma con buona capacità di analisi e scrittura ti pone da un lato estremamente minoritario della popolazione che ha messo i tuoi figli in una condizione di previlegio quando frequentavano la scuola.
Mi hai fatto venire a mente l'esperienza della figlia di un amico di mio figlio che è anche amico mio. Questa figlia, tra le preoccupazioni dei genitori, è andata a Los Angeles per le scuole che da noi si chiamano Superiori,dal secondo anno a fine corso. Quand'è arrivata là s'è meravigliata non poco per la poca preparazione scolastica, almeno nei confronti della nostra scuola, tant'è che per diverse materie l'insegnante le faceva fare da docente e spiegare lei alla classe. Non ho poi capito perché, nelle competizioni internazionali come nei sondaggi, proprio come i grafici che hai presentato, noi Italiani siamo così indietro. Io ho due figli, quindi allevati nella stessa famiglia, tre anni netti di differenza: il primo ha avuto alle elementari non una maestra ma una missionaria, tanto era brava, preparata in tutte le necessità per i bambini delle elementari. Ha insegnato ai suoi scolari il modo di studiare tanto che questo figlio praticamente ha vissuto di rendita per gli anni a seguire, con poco tempo sui libri ma sempre con ottimi risultati. Gli ha insegnato ad avere obiettivi possibili nella vita e già alla terza elementare lui aspirava al lavoro in banca! C'è chi aspira ad essere un campione del calcio, l'astronauta, il divo del cinema: lui si accontentava di un lavoro in banca! Finite le superiori, concorsi su concorsi in banca e dopo dodici concorsi (senza raccomandazioni) è riuscito ad arrivare dove voleva. Oggi è un apprezzato dirigente di una banca europea e non s'è mai neanche laureato, causa impegni familiari. Il secondo figlio avrebbe avuto anche lui una brava maestra ma questa signora due giorni a settimana mancava per problemi di famiglia (regolari permessi per familiare invalido) e questo figlio ha sempre avuto problemi a tenersi a galla. Stando vicino a me, genitore e non amico ma che ancora alle medie ero l'unico padre dell'intera classe che giocava con i figli, s'è diciamo affezionato all'informatica ed alle superiori insegnava lui questa materia avendo come insegnante di informatica... la mia ex professoressa di diritto ormai prossima alla pensione! Ho detto tutto. Comunque anche lui, forse spronato dall'esempio del fratello, forse grazie alla passione per l'informatica per causa mia, ora è responsabile di una multinazionale del settore. Compiti a casa: sono tanti, è vero, ma i genitori più che aiutarli dovrebbero insegnar come e quando farli. Per me, per i miei figli e per due dei quattro nipoti, i compiti a casa vanno svolti appena tornati a casa, subito dopo pranzo: si è freschi di memoria e, una volta terminati, si è liberi fino al mattino successivo. I due nipoti che non s'attengono a questa soluzione, tutto il giorno a lagnarsi per i compiti. Giovanni