Trofei Fiat, altri tempi, il più bello forse quello del 112 Abarth. Al proposito ho trovato questo racconto che è una chicca! Spero ti piaccia:
IL RICORDO
Sanremo 1984, Corredig
Succede nel 1984, Rally di Sanremo, penultima prova del Trofeo A112. Vincitore di gara e campionato è Pietro Corredig navigato dal genovese Raffaele Caliro che con piacere ricorda come è arrivato quel successo: «Dato che ci fanno fare tutte e due le tappe di terra del Mondiale (che tempi eh? Come ora ahahah!) Il Sanremo ha coefficiente doppio, quindi vietato ritirarsi!» attacca. «A giocarsi il campionato siamo in tre: Lago della Grifone, Perugia e Billy Casazza della Grifone ed io (della Grifone!) con Corredig. Dobbiamo assolutamente stare davanti a Lago mentre con Perugia possiamo giocarcela anche a San Marino». «Noto che è iscritto, come outsider visto che non partecipava al campionato, Massimo Gallione di Acqui Terme (lo conoscevo benissimo…) che parte tra gli ultimi, eravamo circa 45! Noi iniziamo a tutta e ci inseriamo tra il secondo ed il terzo posto dietro a Gallione che per il manico, ma anche perchè non si giocava nulla, andava a razzo. All’inizio della seconda tappa siamo terzi dietro a Gallione e Lago e davanti a Perugia, dico a Pietro di tirare di più: se finisce così Lago vince il campionato e per noi è finita. I ritiri aumentano, si ferma Gigi Perugia ma Lago e Gallione continuano a tirare alla morte così come Pietro».
«La stanchezza – prosegue Caliro – inizia a farsi sentire: le gare erano lunghe e la preparazione non era come adesso, eravamo tutti più spartani, si mangiava come si poteva e si beveva se si trovava, che bestie! ». «È buio, c’è freddo e siamo stanchi. Riordino a Volterra, piazza dei priori dentro le mura poi tre prove ed il rally è finito. Serve un miracolo: Gallione è davanti di circa 2’, Lago ci sta rifilando circa 1’ e mi rendo conto che Pietro è con il morale a terra e che non ha la forza per reagire. Mentre aspetto di timbrare all’ingresso del riordino sento che i miei colleghi navigatori sparano troppe ****ate circa l’uscita dal CO posto dopo il riordino. Si usavano le tabelle del Mondiale, quelle a librettino CO per CO e molti non ne capivano ancora bene l’uso. Morale: davano 25’ di riordino e 15’ per arrivare al CO d’inizio prova. Dentro di me ho pensato: vuoi vedere che inventano? Molti parlavano di 25 + 15 = 40’ di riordino! Vado da Pietro, lo guardo negli occhi e gli dico: per noi il campionato è perso però sento che succederà qualcosa. Guardami sempre e cerca di capire se ti parlerò con lo sguardo. Era molto perplesso ed andai a timbrare. Nella piazza c’era un piccolo bar con una porta a vetri bianco opaco che non lasciava vedere al di là, andammo tutti lì, faceva freddo. Entrai e vidi Lago che gridava “Champagne, ho vinto il campionato”. E Gallione: “Bevo anche io, ho vinto una gara prestigiosa”. Tutti quelli che entravano si univano al coro, bar affollatissimo, tutti a gridare ed a brindare ma il tempo passava. Mi appoggiai ad un angolo dell’entrata, non ero in vena di ridere. Pietro fece altrettanto appoggiandosi alla parete di fronte».
«Dopo un po’ – continua – il bar è strapieno, una fumea di sigarette, urla, brindisi, noi sempre appoggiati soli e silenziosi, il mio cervello che lavora. Mancano 2’ e penso: tra un attimo il “naviga” di Gallione uscirà… nulla! Lago sta pagando 1’ (erano minuti interi, non 10” come adesso), inizia il secondo minuto, Lago paga 2’ e Gallione 1’, di colpo guardo Pietro che subito capisce: deve uscire senza farsi notare. Esco e mi nascondo dietro due bambini vicino alle macchine in parco, Pietro vola in auto. Il capo posto era Eligio Clemente (ora Delegato Csai ligure, ndr) che grida: “Dov’è il numero 352 (Gallione, ndr)? Non timbra?”. Io da dietro i ragazzini che mi coprivano gli grido: “Scusi, ma si faccia i ****i suoi!”. Per regolamento non doveva chiamare nessuno, subito capisce, si scusa e si risiede in auto. Paoletta De Martini era in auto, si era procurata un brutto taglio al piede, ad ogni assistenza gli pulivano il sangue che usciva dai punti e giù punture antidolore, stoica! Per questo le era permesso rimanere in auto ai riordini. Bloccava la nostra vettura ma capì subito, mi guardò e si mise a ridere: tolse il freno a mano (la piazza era in discesa) e fece uscire la nostra auto. Per far continuare a passare tempo e quindi penalità per gli altri dissi a Pietro di arrivare al CO a motore spento: pagammo 30” di penalità per questo ed uscimmo dalla porta della piazza dei priori in folle, nessuno sentì nulla! Mi ricordo che dissi ai due cronometristi: “auguri, tenete bene il tavolino, qui tra un po’ scoppierà l’inferno”. Fuori dalle mura, in discesa, ci mettemmo ad urlare di gioia, Pietro mi guardava ma non capiva. Abbiamo vinto gara e trofeo gli dicevo ma era frastornato e non capiva più nulla».
Nel bar se ne accorsero, uscirono tutti insieme: «La vetrina del bar distrutta, navigatori tutti insieme al tavolino, un caos! Noi arrivammo all’inizio PS ed il capo prova ci dice: “Di lato, deve arrivare il 352 che parte per primo”. Ed io ridendo: “No, senta come fischiano le gomme, stanno arrivando. Sono tutti in ritardo, partiamo per primi noi”. Pietro era nel pallone, faceva dei casini, era contratto. Gallione e Lago in PS ne combinarono di tutti i colori, picchiarono, insomma un disastro!». «All’arrivo a Sanremo – ricorda Caliro – il 50% di navigatori e piloti del trofeo mi dissero “sei una ****a”! Lago inviperito e schiumoso di rabbia e mi disse: “Sei contento?” Lo guardai in silenzio negli occhi e gli risposi: “Cosa pensavi, che ti avrei dovuto dire quando timbrare? Lo sai che sono pagato da Pietro per correre con lui, avrei dovuto farei i suoi o i tuoi interessi? Tranquillizzati, hai pagato una bottiglia di champagne 50 milioni di lire”. Era quello il premio del vincitore del trofeo A112! Gallione invece mi venne incontro e mi porse la mano dicendomi “bravo, ho perso davanti ad un grande navigatore, colpa mia che ho corso con un balordo!”».
Fonte: Gian Domenico Lorenzet
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Saluti.
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