In risposta al messaggio di dani1967 del 08/05/2024 alle 12:19:41
Vado a memoria, ma tra rhemes nd, moncenisio, Tourmalet, forse il posto a quota più alta dove ho dormito in camper è questo che è circa a 2200 metri di quota. @giovanni 2600 metri è già una quota non banale che una persona che non ha più 20 anni deve trattare con cura. Io anche quando ero giovane e facevo spesso alpinismo ho sempre sofferto la quota. Nel viaggio di nozze in Perù, turistico, le prime notti in quota (circa 4000 metri) le ho sofferte, e per l'adattamento fisico ci è voluta circa una settimana e sopratutto un ritorno in basso (circa 2000 metri). Ma le mie notti al rif.Torino o Mezzalama sono sempre state tormentate. Certo, se suno ha già passato una settimana o più a 1500 metri, 2600 non dovrebbero più dare fastidio (non ce ne accorgiamo ma a 1500 adottiamo degli adattamenti metabolici). Quando si va in alto la prima reazione è aumentare la frequenza cardiaca, e questo per poche ore è irrilevante, ma a lungo andare può dare fastidio anche per i prodotti metabolici dell'iperventilazione. Solo dopo un po' aumentiamo naturalmente l'ematocrito, motivo per cui i ciclisti si allenano a Livigno. Una persona oltre i 65 a mio avviso se intende dormire a quelle quote e non è ancora un atleta, dovrebbe consultare il medico che 2 volte su tre prescriverà medicinali tipo il diamox che dovrebbero aiutare. Se si è sani invece passar anche qualche ora in posti tipo l'aiguille du midi non dovrebbe dare problemi. Salvo evitare di prendere alcolici e mangiare cose che non sono molto leggere.
non volermene, ma consigliare di assumere il diamox per dormire a quote raggiungibili in camper mi pare decisivamente eccessivo
come te, non sono medico, ma ho un passato alpinistico di un ceto spessore, ho fatto anni a fare 100 e passa giorni in montagna, legato
da un testo, che possiedo, di un fisiologo americano e che ho tradotto
incremento delle pulsazioni
Non appena si sale di quota il ritmo del respiro aumenta ed aumentano anche le pulsazioni a riposo durante i primi giorni di permanenza in quota. Può essere utile misurare quotidianamente le pulsazioni, stando coricati, possibilmente la mattina appena svegli; come si diventa più acclimatati, si sentirà che le pulsazioni scendono e si sentirà meno martellamento nel proprio torace. Questo sta a significare che il proprio corpo sta rispondendo bene alla quota. Medicinali per la cura dell’angina o della pressione possono diminuire l’effetto della risposta.
risposta urinaria
La quota aumenta la diuresi nel corpo umano, ovvero in quota si urina maggiormente e ci si sbarazza di liquidi. La diuresi si verifica dormendo a quote superiori a 3.000 metri ed è stato studiato che si verifica attraverso dei recettori cardiaci. Quando la diuresi prende piede si renderà necessario alzarsi durante la notte per urinare una o due volte e si potrà perdere liquidi fino al 2% del peso corporeo. Se questo non si verifica stare attenti al mal di montagna; questo non significa che già si sta soffrendo di mal di montagna, ma che però si è più predisposti.
risposta del sangue
In quota il sangue si addensa, un processo che prende un mese e più per completarsi. In un primo tempo il sangue tende ad addensarsi a causa della diuresi e della conseguente perdita di liquidi, ma successivamente si fa più denso perché il corpo produce più globuli rossi per trasportare ossigeno. Il sangue degli sherpa, che vivono in quota, non è mai così denso come diventa quello delle persone normali. Il sangue denso può coagulare molto più facilmente e può causare problemi nel trasportare ossigeno dove è necessario. L’inattività (essere rinchiusi in una tenda a causa di una bufera per qualche giorno) può aumentare le possibilità di sviluppo di un embolo che può migrare. Per esempio, un embolo in una gamba può spostarsi ai polmoni con esiti anche mortali. Gli emboli vaganti possono costituire un problema molto più comune di quanto si pensasse in precedenza può spiegare i repentini aggravamenti a cui sono andate incontro persone salite in montagna. Trovandosi in una situazione di forzata inattività, può essere molto importante sforzarsi di fare esercizio fisico. Uscire il più possibile (compatibilmente con le condizioni atmosferiche).
Alcuni suggeriscono di prendere medicinali quali aspirina al fine di rendere il sangue meno denso e quindi meno soggetto al coagulo, ma non ci sono sufficienti studi di questo specifico effetto in quota.
Le opinioni su un utilizzo dell’aspirina in quota sono divise; può avere senso ad altitudini estreme (oltre i 5.500 metri) per coloro che vi stanno per un periodo relativamente lungo, ma la sua efficacia non è scientificamente provata. Può essere raccomandata per coloro che passano più di una settimana ad una quota superiore ai 4.500 metri, soprattutto se durante un periodo d’inattività. (una al giorno è sufficiente)
seti può essere d'interesse ti posso inviare l'intera traduzione
scusate l'OT, ma la salute ed i medicinali sono una cosa seria
gp