Proposti da un gran numero di costruttori, i furgoni allestiti rispondono, spesso, alle esigenze di coppie particolarmente dinamiche che privilegiano maneggevolezza e prestazioni stradali automotive a grandi volumetrie e dotazioni ricche.
Tornati in auge, anche in Italia, per merito di alcuni produttori seriali capaci di inventare una vera e propria tipologia, i furgoni attrezzati sono ormai presenti nei cataloghi sia di allestitori specializzati nel genere, sia come gamme specifiche di altri costruttori, più “generalisti”.
All’interno del genere dei furgonati, però, vi sono diverse tipologie di prodotto: veicoli con tetto a soffietto, quelli con tetto alto di serie e quelli con tetto superalto e letto basculante discendente. Andiamo, però, con ordine e occupiamoci, oggi, della prima categoria.
La memoria collettiva identifica i veicoli con tetto a soffietto con la categoria dei cosiddetti “polivalenti”, quegli autoveicoli, cioè, le cui dimensioni e le cui caratteristiche risultano a metà tra un automobile monovolume e un furgone attrezzato.
La storia, scritta da marchi come la tedesca Westfalia, celebre per aver iniziato ad allestire, ormai 50 anni or sono, i vari furgoni Volkswagen Transporter, vanta un gran numero di proposizioni di questo tipo allestiti sulle più disparate meccaniche: quelle più in auge, oggi, sono l’intramontabile Transporter T5, recentemente rinnovato, il Mercedes-Benz Viano, gli MPV di Fiat-PSA (Scudo, Jumpy ed Expert) e il Renault Trafic.
Si tratta, spesso, di allestimenti molto compatti, con lunghezza compresa tra 440 e 500 cm, larghezza e altezza inferiori, seppure di pochissimo, a quella fatitica soglia dei due metri che caratterizza le (antipatiche) sbarre posizionate in numerose località turistiche.
Fatta salva la tipologia, però, ogni allestitore sceglie di connotare il proprio veicolo in base alle richieste del proprio mercato: in questo modo è possibile trovare allestimenti più simili a monovolumi e con servizi minimi, oppure realizzazioni compatte ma dotate di tutto il necessario per affrontare un viaggio in piena autonomia. Che sotto i nostri occhi ci sia il primo o il secondo tipo di allestimento, cominciamo ad analizzare il veicolo dall’esterno: ci troviamo davanti un veicolo compatto dotato di carrozzeria originale in lamiera di acciaio e che, quindi, mantiene l’intero corpo veicolo della meccanica originaria garantendo sicurezza e robustezza, ma anche facilità di reperimento di eventuali ricambi.
Su questa struttura, poi, è posizionato un sopratetto a soffietto in vetroresina, con pareti laterali in tela coibentata e movimentazione elettrica o manuale. Ci troviamo in spazi ridotti, per cui non preoccupiamoci del fatto che il veicolo, al proprio interno, non garantisca la necessaria altezza utile.
La meccanica di base, in questa categoria di veicoli, è spesso sovradimensionata: a parte la portata complessiva, sovente davvero ampia, ci troviamo di fronte a motori potenti, brillanti e al contempo piuttosto parchi nei consumi, sia per via del ridotto impatto frontale, sia per la strettissima parentela del furgone originale con il mondo dell’automobile.
Non è infrequente, quindi, essere al cospetto di motorizzazioni da quasi 200 cv a 5 o 6 cilindri abbinate a cambi automatici sequenziali a 6 o addirittura 7 rapporti con doppia frizione DSG a garantire fluidità di marcia e prestazioni degne di una berlina di classe. Tutto ciò si evince spesso anche dal trattamento della postazione di guida, dotata di poltrone executive con rivestimenti pregiati, cruscotto in radica e tutto ciò che serve a garantire viaggi rilassanti e piacevoli: aria condizionata multizona , sedili regolabili e riscaldabili elettricamente, tenuta di strada elevata, silenziosità e assenza di fruscii.
Tralasciando il mero discorso meccanico, cerchiamo di analizzare con cura la cellula abitativa: è a lei che affideremo il compito di fornirci il comfort in sosta. Controlliamo, quindi, che sia adeguatamente isolata: una coibentazione efficace, infatti, non è utile solo in inverno ma anche in estate, onde evitare che il veicolo possa diventare incandescente per colpa dei raggi solari sulla carrozzeria.
Su un gran numero di allestimenti è utilizzato come coibente una guaina neoprenica autoadesiva da 2 o 3 mm di spessore:si tratta della soluzione più economica, sia perché è facile da impiegare (essendo autoadesiva si appiccica da sola ai lamierati interni e occupa pochissimo spazio non restringendo la già ridotta larghezza, sia perché poi viene coperta dall’allestimento interno preformato. Un veicolo coibentato in questo modo, chiaramente, non è pensato per affrontare i rigori invernali in veste di “camper” ma in veste di autoveicolo multifunzionale: l’importante è che il potenziale acquirente lo sappia sin dall’inizio. Altra possibile coibentazione, molto più efficiente ma onerosa in termini economici e di peso, è la pannellatura completa del furgone originale attraverso lastre poliuretaniche, lana di vetro e schiuma poliuretanica, solitamente affiancati, all’interno, da un rivestimento in multistrato con finitura plastificata. Questa lavorazione, molto più complessa, rende possibile una buona coibentazione del furgone anche se ne restringe di qualche centimetro la larghezza interna.
A seconda della meccanica utilizzata, e conseguentemente dello spazio a disposizione, gli allestitori hanno creato due classi di disposizioni interne: per i veicoli più compatti è solitamente adottato quello che possiamo battezzare come “modulo California”, dal famoso e longevo veicolo tedesco, che utilizza un mobile longitudinale addossato alla parete sinistra e che comprende il blocco cucina con lavello inox, fornello a due fuochi e frigo a compressore a pozzetto nella parte anteriore e armadio guardaroba a ripiani in quella posteriore, e un funzionale divano scorrevole centrale che può ospitare due persone in marcia grazie a poggiatesta e cinture di sicurezza, riunirne quattro intorno al tavolo, incernierato al blocco cucina, risposto verticalmente in viaggio per non occupare spazio e servito anche dalle poltrone in cabina di guida girevoli, e grande portabagagli posteriore.
La seconda disposizione, inventata all’inizio degli anni Ottanta dalla torinese Almo, è quella che da allora ha caratterizzato i fulltime all’italiana: 4 poltrone automobilistiche nella zona anteriore e coda del veicolo destinata ai servizi con blocco cucina compatto e minitoilette con portapotti o cassetta a seconda dei modelli. Il tutto, ovviamente, affiancato dal tetto a soffietto.
Rispetto alla pianta precedente, aumentano le possibilità di sfruttamento sia per via dei 4 sedili indipendenti anteriori, capaci di offrire una migliore circolazione interna e di trasformarsi in due, seppur compatti, funzionali letti singoli, mentre la zona posteriore, più sfruttabile in sosta e capace di offrire comfort più da camper che da auto grazie, spesso, a una parete traslabile che chiudendo il corridoio realizza un piccolo bagno, perde spesso il bagagliaio disponibile nell’altra variante.
Per entrambe, comunque, controlliamo la solidità dell’arredo, che deve essere ai massimi livelli poiché sarà sollecitato come e più di quello di un camper data l’agilità e le prestazioni del veicolo, la comodità dei sedili posteriori, dei letti creati dalle trasformazioni, lo spessore dei cuscini che formano il letto a soffietto, l’accessibilità del letto superiore e la coibentazione della tela che costituisce le pareti di questo.
Non dimentichiamoci, poi, delle aperture, con le finestre inferiori ormai spesso molto automobilistiche come design ma poco funzionali per ventilare l’abitacolo: si trovano infatti spesso finestrine scorrevoli in vetro temperato al posto delle classiche in metacrilato apribili a compasso… Il risultato è da una parte la possibilità di apertura delle stesse anche in marcia, dall’altro lato, però, non è possibile aprirle quando piove, poiché entrerebbe anche l’acqua.
Verifichiamo, sempre, la presenza delle zanzariere per le aperture nel letto a soffietto, e consideriamo anche l’autonomia del nostro veicolo: avremo a disposizione una bombola del gas da 3 o 5 kg, un frigo da 35/40 litri a compressore, un serbatoio dell’acqua potabile e del recupero di autonomia limitata e, ma non sempre, un riscaldamento a gasolio efficace ma piuttosto esigente in termini di assorbimenti elettrici.