Ogni veicolo ricreazionale, come è noto, si compone di due parti: la meccanica e la cellula abitativa. La prima, normalmente scelta tra quelle che, al momento della costruzione del veicolo, assicurano il miglior rapporto tra prestazioni e facilità di allestimento, è quella che dovrà sobbarcarsi il peso e l’onere di trasportare la seconda e, conseguentemente, è quella che di gran lunga subisce maggiore usura. Il rischio è, quindi, di trovarsi a volte con una cellula ancora perfettamente integra abbinata a una meccanica che inizia ad accusare il peso degli anni e dei chilometri. Una situazione oggi quasi del tutto scongiurata dall’ultima generazione di motori, capaci di garantire prestazioni brillanti e lunghe percorrenze, ma che può comunque verificarsi, specie se il veicolo in questione è dotato di una cellula di eccellenza progettata e realizzata per durare negli anni.
Facendo un passo indietro nel tempo, e tornando al 1994, sfogliamo il catalogo Niesmann+Bischoff, già all’epoca affermato costruttore tedesco specializzato nella realizzazione di prodotti di alto livello tecnico. Il Ducato X2/30 è appena stato presentato, la nuova motorizzazione 2.5TDI da 116 cv equipaggia la quasi totalità dei veicoli e, naturalmente, la giovane gamma Flair, lanciata da un anno in versione mansardata e, proprio in questo anno, declinata per la prima volta in versione integrale.
Allestiti su Fiat Ducato con telaio Al-Ko e dotati di doppio pavimento, i Flair adottano, sin dalle origini, una scocca autoportante con doppio rivestimento esterno e interno in alluminio, sistema antitorsioni e doppio pavimento. Il 7300, in particolare, è uno dei modelli maggiori, superato solo dal grande 8000: sfrutta il Ducato biasse per offrire un immenso living anteriore con dinette e divano, ingresso centrale opposto al blocco cucina, toilette passante posteriore con doccia indipendente e, in coda, letti a castello trasversali.
Il catalogo dell’epoca, in una delle ultime pagine, dedica un capitolo a “L’impatto del Flair con l’ambiente“.
Il concetto è semplice quanto stupefacente: data la composizione della scocca autoportante, questa può sopravvivere alla meccanica di base e al telaio originali, essere letteralmente separata da essi e affidata a una nuova meccanica senza essere smontata. Se vogliamo estremizzare, una sorta di cellula scarrabile.
Lasciamo il 1994 e torniamo ai giorni nostri: ecco, 16 anni più tardi, un Flair 7300 che, sfruttando la possibilità di sostituzione dell’intera meccanica di base, è stato trasferito dall’originale Fiat Ducato Al-Ko biasse all’Iveco Daily 50C15 con trazione posteriore.
Sfoglia il catalogo originale dell’epoca