La vicenda dei cerchi nel grano comincia sulla fine degli anni ’70 nell’Inghilterra meridionale. Grandi fino a venticinque metri di diametro oppure piccoli come una ruota, questi misteriosi cerchi comparivano di notte, durante l’estate, e al loro interno le spighe erano piegate a spirale e non spezzate. Ci si accorse della loro presenza solo a partire dal 1980. Quando i giornali cominciarono a parlarne, i cerchi aumentarono progressivamente di numero (da 3 nel 1980 a 700 nel 1990) e cominciarono a presentare forme sempre più complesse. Non più semplici cerchi, ma cerchi collegati tra di loro, con tratti rettilinei, corone e appendici varie; triangoli, rettangoli e speroni combinati in modo da creare degli elaborati e spettacolari disegni.
Nel luglio 1990, diversi gruppi di volontari appartenenti a un’associazione di ufologi francesi, si appostarono sulle colline di Westbury, uno dei luoghi a più alta concentrazione di cerchi, per vari giorni con la speranza di essere testimoni della nascita di un cerchio. Una notte si notò del movimento e furono effettuate delle riprese con una telecamera agli infrarossi. Il giorno dopo si scoprirono nuovi cerchi, ma la telecamera rivelò che erano stati presenti degli esseri umani nel campo. L’ipotesi che si trattasse di una burla cominciò a circolare, ma fu costantemente respinta da esperti come impossibile. Nel settembre 1991 un ufologo fu invitato dal quotidiano inglese Today a ispezionare un nuovo cerchio misteriosamente comparso. L’esperto esaminò il grano con cura ed esclamò entusiasta: “Questo è senza dubbio il momento più bello della mia ricerca. Nessun essere umano può avere realizzato un’opera simile!” A quel punto il colpo di scena: i giornalisti gli presentano due pensionati inglesi, David Chorley e Douglas Bower, che quella stessa mattina avevano realizzato il disegno, usando delle corde e un paio di bastoni, sotto gli occhi attenti dei giornalisti. I due pensionati, che sono riusciti nell’impresa di realizzare una delle più grandi beffe del secolo, si erano recati il giorno prima negli uffici del Today per rivelare che gli autori della maggior parte dei cerchi realizzati da dieci anni a quella parte erano stati loro.
L’esperimento del CICAP
Eppure, fino a poco tempo fa, schiere di ufologi erano pronti a giurare che nessun uomo avrebbe potuto realizzare simili disegni. Inoltre, costoro sostenevano che, anche se fosse possibile, realizzare tali disegni ciò richiederebbe molto tempo; infine, dicevano, eventuali burloni non potrebbero non lasciare una traccia evidente del loro passaggio nel grano, visto che le spighe crescono molto fitte e sembrerebbe impossibile non schiacciarle camminandovi in mezzo. Per costoro, la spiegazione più probabile era quella extraterrestre: o tracce dell’atterraggio di astronavi aliene, oppure messaggi che gli alieni disegnerebbero nel grano per comunicare con noi. Ebbene, qualche tempo fa al CICAP hanno voluto verificare la cosa in prima persona. www.cicap.org
Innanzitutto, è stato fatto un disegno sulla carta dell’immagine che volevano ottenere; quindi, si sono messi al lavoro. La prima cosa che si scopre è che camminando lungo i solchi lasciati nei campi dal trattore è possibile inoltrarsi all’interno senza lasciare tracce. Per realizzare il disegno, è sufficiente piantare un paletto nel terreno, legarvi una corda e girare in tondo per delimitare il perimetro del primo cerchio (che misurava circa 20 metri). Poi, con un rastrello si abbassano le spighe all’interno del cerchio: anche qui, hanno scoperto che le spighe non si spezzavano, ma si piegavano docilmente. Per le linee che collegano i cerchi, è stato sufficiente tendere le corde e abbassare le spighe tenendosi vicini alle corde. Nel giro di un’ora, avevano terminato il loro disegno nel grano (l’intera operazione è documentata sul numero di luglio 1999 di Focus).
Mettiamoci invece seriamente sulle tracce extraterrestri.
Intanto che si cercano le rocce aliene si può fare un po’ di conti per tenere fresca la mente: in un sacco ci sono 3 chicchi di caffè. Ogni minuto il numero dei chicchi raddoppia e in un’ora il sacco è pieno; quanto tempo è stato necessario per riempirne la metà? Ah, facile e vecchio gioco…