La primavera è la stagione degli escursionisti, leggende e montagna è un binomio consolidato per spiegare certi fenomeni, la diffusione di un particolare fiore o la formazione stessa delle maestose vette, si ricorre a racconti popolari
che si tramandano tra le generazioni ogni volta con sfumature diverse, tanto che alle volte non si riconosce più la storia originaria, tra una leggenda e l’altra si seguono percorsi sempre nuovi alla scoperta di queste montagne, godendosi viste mozzafiato sulle imponenti cime dolomitiche.
Copyright: Nicola Bombassei
Gli asceti di pietra dei Cadini
La leggenda racconta che un gruppo di asceti aveva trovato posto in mezzo alle montagne, sopra la Valle dell’Ansiei, proprio nel luogo dove oggi sorgono i Cadini di Misurina. Gli uomini adoravano il sole e levavano in alto le mani in preghiera verso il cielo all’ora del tramonto.
Fu durante una di queste preghiere che, per sfuggire al male, gli uomini vennero trasformati in giganti di pietra così da levarsi gloriosi al di sopra delle tentazioni terrene. Ancora oggi, là dove le Dolomiti si innalzano tra torri e pinnacoli rocciosi, le vette dei Cadini appaiono come mani giunte in preghiera circondati dalle nevi eterne.
Ci sono diversi percorsi che si addentrano nel gruppo montuoso dei Cadini, di grado di difficoltà differente a seconda della preparazione. Sul versante meridionale, ad esempio, una piacevole passeggiata panoramica di meno di 10 km mette in collegamento il Rifugio Col de Varda a 2.115 metri d’altitudine, raggiungibile attraverso la seggiovia, e il Rifugio Città di Carpi a 2.110 metri s.l.m. Il dislivello è di appena 270 metri ma il percorso è un vero e proprio balcone sulla catena delle Marmarole, l’imponente Sorapìss e il maestoso Cristallo, fino alle Tofane che fanno da sfondo a Cortina.
Si cammina tra i pini mughi e poi tra cirmoli e radure fino a Forcella Maraia, una bellissima sella prativa da cui godere le guglie dei Cadini. Si può decidere di ritornare in seggiovia oppure a piedi, affrontando un dislivello di 640 metri circa.
I più allenati possono percorrere tutto l’itinerario tranquillamente a piedi.
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Le lacrime del re Sorapis
Il Gruppo dei Sorapis è costituito dal massiccio centrale che comprende a sua volta la Punta Sorapis a 3.205 metri s.l.m., la Fopa di Mattia a 3.155 metri, la Croda Marcora a 3.154 metri e le Tre Sorelle a 3.005 metri.
Ai suoi piedi il meraviglioso Lago di Sorapis, sulle cui acque turchesi si riflettono le maestose cime. Uno spettacolo, grazie anche alla particolare tonalità del lago.
La leggenda racconta che una bimba viziata e capricciosa di nome Misurina chiese al suo papà, un re gigante chiamato Sorapis, di procurargli lo specchio Tuttosò attraverso il quale poteva finalmente soddisfare la sua infinita curiosità.
La fata del Monte Cristallo diede lo specchio al re, in cambio però gli chiese di trasformarsi in una grande montagna che potesse dare un po’ d’ombra al suo giardino. La figlia Misurina accettò lo scambio e non appena ebbe lo specchio, il suo papà si trasformò nella grande montagna.
Le sue lacrime diedero vita al Lago di Misurina, i cui tanti riflessi sarebbero proprio frutto dello specchio magico custodito ancora tra le sue acque.
Gli sportivi allenati possono cimentarsi nel Giro del Sorapis dedicando due giorni al trekking e prevedendo due pernottamenti, uno al Rifugio Vandelli punto di partenza dell’anello, e uno al Rifugio San Marco. Un itinerario impegnativo ma fattibile in giornata è quello che da Passo Tre Croci (1.805 m) arriva a Forcella de Marcuoira a 2.307 metri s.l.m. passando per il Rifugio Vandelli a 1.928 metri di altitudine. Il percorso ad anello misura poco più di 13 km, con dislivello complessivo di 1.000 metri, e richiede 4 ore e 40 minuti di cammino circa.
Tanna, la regina delle Marmarole
Secondo la leggenda le Marmarole sono abitate dai Croderes, esseri privi di sentimenti e dal cuore di pietra. Tanna è la loro regina. Un tempo Tanna rinunciò ad essere regina e lasciò le Marmarole per amore, ma presto il suo crudele sposo abbandonò lei e il figlio.
Dopo diverse peripezie, il figlio, ferito dal suo stesso padre, morì cadendo in un crepaccio e la sua giovane sposa si lasciò morire sul suo corpo. A quel punto Tanna, priva per sempre di amore per gli uomini, ritorna ad essere la regina delle Marmarole, fredda nella sua bellezza e fiera delle sue rocce.
Per esplorare il gruppo delle Marmarole si può partire dagli impianti di risalita del Monte Agudo e salire in seggiovia fino alla sommità del monte boschivo a 1.573 metri s.l.m. dove si trova l’omonimo rifugio.
Da qui si raggiunge prima Col dei Buoi e successivamente il bellissimo Pian dei Buoi, ampio altopiano con vista panoramica sulle Dolomiti dell’Oltrepiave e del Centro Cadore, dal Cridola agli Spalti di Toro fino al Duranno.
Il percorso, senza difficoltà, è comunque impegnativo per gli oltre 23 km di lunghezza, il dislivello complessivo di 1.400 metri e il tempo di percorrenza pari a 7 ore ca.
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La stella alpina delle Tre Cime
Non poteva mancare una leggenda per le Tre Cime di Lavaredo: è quella della stella alpina, di cui esistono però tante versioni diverse. Una di queste racconta che quando le Dolomiti emersero dalle acque, scesero sulla terra delle creature magiche, spiriti buoni che diedero forma e vita a fiori e piante. Così nacquero boschi di abeti, larici e pini, pino mugo e rododendro, prati e fiori si moltiplicarono, ogni angolo aveva il suo fiore e la sua pianta. L’unica terra su cui non cresceva nemmeno un fiore era la grande montagna di Lavaredo, nuda e spoglia.
Una notte l’eco del suo pianto giunse fino alla bella fata Samblana che si levò nell’alto del cielo e prese tra le mani una piccola stella lucente. La depose tra le rocce della più alta delle Tre Cime di Lavaredo e la trasformò in un meraviglioso fiore stellato dai petali vellutati bianchi come la neve. Così anche la grande montagna ebbe finalmente il suo fiore.
In questo caso l’itinerario segnalato è un grande classico: il giro delle Tre Cime di Lavaredo.
Punto di partenza è il Rifugio Auronzo a 2.320 metri di altitudine, proprio sotto la parete sud delle Tre Cime, da qui che si intraprende il percorso ad anello che permette di ammirare questo capolavoro della natura.
Si passa per il Rifugio Locatelli a 2.405 metri s.l.m. e la Forcella Col di Mezzo a 2.315 metri: le Tre Cime si stagliano in tutta la loro maestosità e imponenza regalando uno spettacolo mozzafiato.
Il percorso è lungo meno di 10 km, con dislivello pari a 468 metri, tempo di percorrenza 3 ore e mezza circa.
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Tre Cime Dolomiti, slow mountain
Lento, sostenibile, consapevole. Lo slow tourism si applica alla montagna e caratterizza la filosofia del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti in Veneto. Qui, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, la vacanza è autentico relax che nasce da paesaggi ancora incontaminati, dove la natura è la vera protagonista, un paradiso naturale dove trovare la propria dimensione e il giusto ritmo, assaporare accoglienza e genuinità. Per una vacanza che rigenera.
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Per ulteriori informazioni visitare il sito – www.auronzomisurina.it
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