November 22, 2024

Uno degli aspetti che può turbare il nostro approccio alla vacanza in camper o caravan è quello della sicurezza. Ci riferiamo, in questa analisi, alla sicurezza di beni e persone, e non alla sicurezza dal punto di vista tecnico e della circolazione stradale.

Dunque, quante volte ci siamo domandati se un particolare itinerario sarebbe stato sicuro, se una certa sosta sarebbe stata prudente, se avremmo fatto bene a fidarci o meno? L’evolvere dei tempi, dei costumi, dei veicoli e delle tecnologie rende interessante svolgere qualche riflessione al riguardo. Come eravamo Non possiamo esimerci, controvoglia, dall’ammettere che sono passati i tempi nei quali una poetica sosta in solitaria di fronte ad un bel panorama era il massimo obiettivo da perseguire.

Chi ha avuto la fortuna di vivere il camperismo se non da pioniere comunque alcuni decenni fa, ricorderà senz’altro con nostalgia gli anni nei quali la sicurezza non era un problema prioritario. Vuoi perché i veicoli ricreazionali in sosta libera erano pochi, e dunque non ancora presi di mira dai malviventi, vuoi forse perché essendo in pochi a circolare i camper avevano meno difficoltà a spartirsi le situazioni di sosta disponibili.

Di certo questo fatto, associato probabilmente anche alla minore diffusione delle informazioni della comunità camperistica, rendeva il tema decisamente meno sentito di oggi. Come siamo Senza voler forzare i toni, né lasciarsi trasportare emotivamente da situazioni purtroppo vissute, dobbiamo ammettere che negli anni più recenti (diciamo gli ultimi 20) il livello della tranquillità per chi viaggia in camper e caravan si è di molto ridotto.
Sicuramente cambia in modo molto sensibile, come è lecito attendersi, in funzione della località presa in considerazione, e, in seconda battuta, in funzione della tipologia di sosta che dobbiamo affrontare.

Tuttavia, oggigiorno il moltiplicarsi di segnalazioni e, purtroppo, di disavventure vissute o recepite in prima persona, porta a consuntivare un tangibile aggravio del livello di crimini contro i veicoli ricreazionali ed i loro occupanti.

Primo fra tutti, purtroppo talmente frequente da essere ormai una “alta probabilità” più che un timore, è il rischio di furti a bordo

scassoComplice l’intrinseca vulnerabilità dei veicoli da campeggio, ricchi di aperture e con serrature talvolta di scarsa affidabilità, un’incursione a bordo da parte di malintenzionati è di fatto da mettere in preventivo. Normalmente viene perpetrata con scasso e portata a termine con rapidità, con modi disinvolti e incuranti della posizione in cui si sta sostando.

Una delle tecniche più usate è quella di affiancarsi con un furgone al veicolo preso di mira, individuato come non presidiato (avendo, ad esempio, verificato che l’equipaggio è sceso per una visita, e magari avendolo seguito per accertarsi che non stia rientrando).

Fatti saltare i fermi di una finestra (non più di 5 secondi per aprirla, scuro interno incluso), viene introdotto un ladruncolo agile e di piccole dimensioni – spesso un adolescente – che in brevissimo tempo ispeziona ogni più recondito stipetto del veicolo, rovistando ovunque e passando ai complici sul furgone qualsiasi materiale venga ritenuto di un qualche interesse.

Solo all’uscita scatta l’eventuale antifurto perimetrale, che ormai altro non fa che da mesto accompagnamento alla veloce uscita di scena dei criminali.

Certo, un sensore volumetrico avrebbe fatto scattare l’allarme sin dall’effrazione, ma – siamo sinceri – quante sirene sentiamo ogni giorno senza curarcene più di tanto? E’ su questa incuranza che i malviventi contano per agire indisturbati. Ricordiamocene, la prossima volta che ne udiremo una.

Amara sarà la sorpresa dei proprietari al rientro, trovando il veicolo a soqquadro e con tutto quanto asportabile ormai scomparso. In aggiunta al ribrezzo per l’aver avuto le proprie cose rivoltate da mani sconosciute e delinquenti, la malcapitata famiglia in viaggio si trova a fare i conti anche con il danno dell’effrazione, i danni interni dovuti allo sradicamento dell’elettronica di bordo (GPS, TV, autoradio, player e schermi di varia natura, e via elencando: il garbo non rientra tra le tecniche applicate da chi sottrae con disprezzo la proprietà altrui) e il tempo da spendere per la necessaria denuncia che va fatta in ogni caso.

Quand’anche non portasse al recupero di alcunchè, darà comunque informazioni preziose a chi svolgerà le indagini e faciliterà il compito, incrociando i dati, di incastrare i colpevoli nel caso cadano, se non già noti, nella rete degli investigatori.

Disporre di una fotocopia dei documenti e delle carte di credito è di aiuto nel malaugurato caso si debba denunciarne la sottrazione e bloccarne l’uso.

E all’estero?
Mentre in Italia si discute se sia legittimo o meno individuare dei soggetti tramite impronte digitali, in altri Paesi le impronte digitali vengono raccolte a chiunque entri sul suolo anche solo da turista (ad esempio, gli U.S.A., dove chiunque valichi la frontiera deve anche sottoporsi alla macro-fotografia di un occhio, elemento in grado di distinguere un individuo da un altro), oppure vengono raccolti elementi atti alla individuazione del DNA anche nel caso di furti a turisti (ad esempio, in Spagna), per disporre di dati inconfutabili atti ad inchiodare alle loro responsabilità criminali di qualsiasi livello.

I furti, cosiddetti di destrezza, sono ormai una vera piaga nell’Europa del Sud, sulle tratte di grande affluenza turistica verso Francia e Spagna. Le polizie locali ne sono perfettamente al corrente e coscienti, e si adoperano al meglio tanto per informare i turisti a rischio (principalmente coloro i quali viaggiano con camper e caravan e sostano, ignari del pericolo o sottovalutandolo, nelle invitanti aree autostradali splendidamente attrezzate) quanto per contrastare questo fenomeno impiegando numerosi mezzi a controllo delle strade e delle aree di sosta più frequentate.

Purtroppo, però, queste bande di professionisti che, di giorno e ancor più di notte, agiscono senza ritegno, si sono organizzate con veicoli civetta che controllano i mezzi delle forze dell’ordine e, servendosi di telefoni cellulari, indicano via libera e obiettivi ai complici che li seguono.

A volte aiutandosi con sostanze soporifere, questi malviventi penetrano nei veicoli – anche se abitati dagli equipaggi in riposo – e li ripuliscono in pochissimo tempo. Al riguardo, Innumerevoli testimonianze da parte di malcapitati turisti di ogni nazione confermano quello che ormai è un triste dato di fatto.

Che fare? In questi casi, una cassaforte a bordo, fissata saldamente allo chassis, poco in vista, e nella quale siano stati riposti i valori essenziali (denaro, carte di credito, documenti, ecc.) può salvare il minimo necessario per poter proseguire il viaggio. Sensori che segnalano presenza di gas possono aiutare l’equipaggio a non lasciarsi narcotizzare.

Le insidie, tuttavia, si manifestano anche sotto altre forme.

Più audace è la tecnica del veicolo che vi si affianca con persone a bordo gesticolanti e che cercano di costringerci a fermarci, arrivano in casi estremi anche a sparare dei razzi/petardi contro i mezzi per obbligarci a scendere per verificare eventuali danni.

Tante le scuse utilizzate (ad esempio, indicando una nostra presunta gomma a terra, la targa non ben fissata, l’eventuale carico che sta per cadere, a volte addirittura segnalando una finta collisione), tutte solo volte a farci fermare e scendere a verificare, per creare una situazione dove la nostra attenzione cali là dove i loro complici intendono concentrarsi: le borse, i telefoni, le macchine fotografiche e videocamere, i valori in genere, quando non addirittura il nostro stesso veicolo.

Sono stati anche accertati anche casi nei quali gli importuni avanzano una richiesta in denaro per evitare il ricorso all’assicurazione o altre complicazioni.

Il consiglio è di chiedere immediato aiuto telefonico e non fermarsi fino al primo casello o stazione di servizio, dove la presenza di altra gente distoglierà i malviventi dal loro obiettivo.

Molto meno frequente in termini percentuali, ma assai più grave dal punto di vista del danno subito, è il furto del veicolo. Esso può verificarsi in ogni località, ma è più frequente nelle grandi città, a ridosso delle vacanze (quando, oltretutto, il veicolo è anche attrezzato e carico di scorte), e interessa veicoli di ogni età, forse perché i meno recenti sono meglio mimetizzabili nel traffico.

L’immediata denuncia è la reazione più consigliabile.

Altra tipologia, più rara ma non assente, soprattutto nel paesi dell’Est Europa, del Medio Oriente e dell’Africa, è quella delle estorsioni realizzate da sedicenti agenti in divisa, più o meno finti, che fermano i turisti e con la minaccia di improbabili sanzioni, quando non proprio con quella delle armi, estorcono denaro per restituire i documenti richiesti all’Alt.

In questi casi, simulare di essere (o, meglio, esserlo davvero) in contatto telefonico con la propria Ambasciata sembra rappresentare il miglior deterrente.

Utile, in questi casi, avere con sé i recapiti delle nostre Ambasciate nei Paesi che visiteremo, stampabili prima di partire dai siti www.esteri.it oppure www.viaggiaresicuri.mae.aci.it.

Come saremo

Sempre più attenti e, purtroppo, diffidenti.

Sarebbe utilie sviluppare di più le tecniche di comunicazione tra compagni di viaggio temporanei: ad esempio, due equipaggi in sosta per la spesa nello stesso ipermercato si aiutino l’un l’altro, magari a turno, o controllando sia da bordo di un veicolo che da una postazione defilata, in grado di chiedere aiuto in tempo reale in caso di necessità. Non dimentichiamo che i parcheggi dei supermercati sono zone ad alto rischio di furti.

Saremo sempre più vincolati da chiavi, allarmi, segnali, che ci renderanno la vita meno agile e comoda, e solo apparentemente più sicura.

Saremo sempre meno portati ad approcciare e ad accogliere chi non conosciamo, fintantoché il risultato rilevato sarà quello di misurare un livello di insicurezza crescente.

E allora, che fare?

Viaggiare non nei periodi di punta, non nelle zone più battute, tenere gli occhi aperti, cercare sempre e solo soste custodite, non lasciare valori a bordo del veicolo senza nessuno che li presidi a bordo.

Scegliere mete con livello di rischio non troppo alto, evitare le soste in viaggio se non in apposite aree custodite.

Applicare dei grandi adesivi sul tetto (anche solo un numero), non immediatamente rilevabili da parte dei ladri e, al contrario, facilmente individuabili dalle forze dell’ordine (sui cavalcavia autostradali e dagli elicotteri).

Personalizzare esteticamente il veicolo, sempre nell’ottica di facilitarne l’individuazione, con aerografie o disegni che lo rendano “unico”.

Installare antifurti mimetizzati a bordo che localizzino tramite coordinate GPS il veicolo: risultano i più efficienti per il ritrovamento del mezzo, tant’è che in Olanda già ne usano una versione semplificata anche per le biciclette, molto diffuse in loco come si sa, e anche molto attraenti per i ladri.

Usare tanta accortezza, prudenza, consapevolezza, e – quando possibile – non disdegnare l’aiuto reciproco con altri equipaggi in termini di vigilanza e prevenzione.

Paolo

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