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Toscana – Costa Meridionale: dal Golfo di Baratti al Monte Argentario (1/5 Giugno 2011)
Equipaggio: Io, Vincenzo
Mezzo: CI 545 1990 – Ford Transit 2.5
1 Giugno : Partenza – Fornovo (PR)
Partiamo verso le 21.00 da Lainate. Con grande sorpresa, mi accorgo che il traffico all’ingresso della Autostrada A1 è molto intenso e siamo subito in coda. Camion, auto e moltissimi camper: non solo noi abbiamo avuto l’idea di sfruttare questi quattro giorni di ponte.
La nostra meta è la costa meridionale della Toscana. Dal Golfo di Baratti al Monte Argentario.
Arriviamo all’inizio dell’Autostrada della Cisa, e ci fermiamo, per la notte, alla prima stazione di servizio che si incontra, poco lontano da Fornovo (PR).
Notte da dimenticare, tra motori che si accendono, camion che manovrano, schiamazzi e clacson.
2 Giugno : Fornovo (PR) – Campeggio Sant’Albinia / S. Vincenzo (LI)
Ripartiamo dopo una tranquilla colazione in camper, affiancati da una schiera di turisti scesi dai pullman per una sosta mattutina all’autogrill.
Il traffico è sempre intenso. Troviamo coda a La Spezia (all’ingresso della Genova-Rosignano) e, per ben 11 chilometri, alla fine del tratto autostradale. La Statale Aurelia, al contrario, è decisamente più scorrevole.
Siamo diretti al Campeggio Sant’Albinia che si trova a pochi chilometri da Populonia, comune di Piombino (LI).
Abbiamo qualche difficoltà a raggiungerlo. Infatti a S. Vincenzo (LI) proseguiamo sull’Aurelia, anziché imboccare la strada provinciale SP 23. Percorrendola, dopo una decina di chilometri, si incontra ben segnalato in località Sant’Albinia, l’ingresso della strada alberata che conduce al campeggio, a meno di un chilometro dalla svolta per Golfo di Baratti - Populonia. Arriviamo giusto all’ora di pranzo.
L’accoglienza è buona. I gestori si dimostrano concessivi e per nulla invadenti. Ci fanno scegliere la piazzola (ad onor del vero solo un altro camper era presente in quel momento) e ci danno la possibilità di fare check-out, fino alla sera, pagando per le sole notti. Le piazzole possono ospitare, ad occhio e croce, una ventina di camper. La maggior parte è dedicata a tende e roulotte da affittare. I posti sono ombreggiati da pini e dotati di prese acqua e corrente, raggiungibili in una piazzola ogni tre-quattro. Non mancano bagni, docce con acqua calda gratuita, bar, ristorante-pizzeria e mini-market. Paghiamo circa 13 euro a testa a notte.
In sostanza, un posto tranquillo e discreto in questa stagione (nei giorni della permanenza i camper diventano una decina, al massimo) e ben posizionato.
Il primo giorno trascorre calmo. Devo recuperare il sonno della notte prima e ristorarmi dalla stanchezza del viaggio.
A metà pomeriggio ci dirigiamo alla spiaggia di fronte al campeggio. Una breve macchia di bassa vegetazione mediterranea, percorsa da sentierini, separa la strada provinciale dal mare. La spiaggia, libera, è di sabbia grossolana, mista a ciottoli. Il mare è agitato ed il tempo ventoso alterna sole a nuvole che minacciano pioggia. La spiaggia ed i primi metri d’acqua sono insozzati da resti marcescenti di posidonia. Chissà se è sempre così, ma oggi è bruttissima e non mi fa venir voglia di bagnarmi né di rimanerci per più di un’oretta.
La sera percorriamo in bici i circa 10 chilometri che ci separano da S. Vincenzo. Per quasi tutto il tratto è presente una pista ciclabile, non illuminata, ma separata dalle corsie delle auto da un cordolo di cemento.
Il paese non è nulla di che. Piccola località turistico-balneare con qualche ristorante e normalissimi negozi aperti sino a tarda sera. Mi piace, però, passeggiare in mezzo ad un po’ di vita.
3 Giugno : Golfo di Baratti – Populonia (Buca delle Fate)
Ci svegliamo che è una giornata di sole quasi estiva. Il programma di oggi è di dirigerci col camper sul promontorio di Populonia e, a piedi, scendere lungo il sentiero che conduce alla Buca delle Fate, dove la costa rocciosa si tuffa dolcemente nel mare, creando un luogo suggestivo. Ci ero già stato questo autunno e mi era piaciuto parecchio.
Purtroppo, giunti fino a Populonia per posteggiare, scopriamo che tutta l’area di Baratti-Populonia, dalla svolta che si incontra sulla provinciale in avanti, è interdetta ai mezzi di larghezza superiore ai 2 metri. Una guardia molto cortese ce lo fa notare, graziandoci di una sanzione di circa 170 Euro!
Ritorniamo allora in campeggio, inforchiamo le mountain bike e cominciamo a pedalare. Sono circa 7-8 chilometri, di cui gli ultimi - passata la strada che costeggia le spiagge del golfo di Baratti ed in direzione Populonia – in salita. Inutile dire che alla prima ripida curva, io, scendo dal sellino e proseguo a piedi, vergognosamente in affanno.
Qualche centinaio di metri prima di arrivare in cima alla collina dove si trova Populonia, si incontra un parcheggio in terra battuta, con un accesso impossibile per il camper. In fondo al parcheggio, una scaletta a pioli in legno permette di superare una bassa rete metallica. Penso che l’accorgimento serva ad impedire il passaggio degli animali selvatici: cinghiali?
Legate le bici e superata la rete, iniziamo a scendere un facile sentiero in mezzo ad un bosco di cerri che, incontrando alcuni modesti resti di archeologia etrusca, porta alla Buca delle Fate. Troviamo lungo tutto il percorso - ma anche sulla strada fatta in bici - una vera e propria infestazione di bruchi. Bruchi sugli alberi che mangiano le foglie, bruchi sulla strada, bruchi nel bosco, addirittura bruchi sugli scogli e nell’acqua! Restando in silenzio tra le piante li sentiamo sgranocchiare le foglie.
Lo scenario che si apre una volta giunti sulle rocce che scendono sul mare è affascinante. Le rocce, dapprima rosse e alternate a bassi arbusti mediterranei, avvicinandosi alla riva, mutano in una singolare pietra tenera e scura, che si presta all’erosione di vento e acqua. In molti punti è forata come gruviera, in altri crea forme curiose. Più a sud di dove siamo noi, si trova una piccola spiaggia, di ciottoli (sembra).
L’acqua è pulita ma molto fredda. Nonostante gli scogli, l’accesso al mare è relativamente semplice. La vegetazione acquatica crea un tappeto morbido per i piedi: non ci sono ricci.
La giornata è caldissima. Rimaniamo fino a metà pomeriggio, dopo aver pranzato con alcuni panini e giocato a fare gli arrampicatori sui massi e le pareti della scogliera.
Decidiamo di restare a dormire al Camping Sant’Albinia e dedichiamo la serata alla lettura ed alla visione di qualche puntata della serie originale di Star Trek.
4 Giugno : Monte Argentario (GR)
La mattina verso le nove, lasciamo il campeggio. Anche oggi il tempo è bello. Purtroppo il frigo non funziona più a gas.
Percorriamo per circa 110 chilometri la Statale Aurelia fino al Tombolo di Giannella, dove svoltiamo in direzione Porto S. Stefano (altri 10 chilometri). Siamo arrivati al Monte Argentario, un massiccio promontorio (punto più alto 635 mslm) che originariamente era un’isola, e che oggi è collegato alla terraferma da tre strisce di terra: il Tombolo di Giannella a nord, il Tombolo di Feniglia a sud, e la lingua di terra dove sorge Orbetello al centro. Questi cordoni, formati dai sedimenti depositati da fiumi e correnti, racchiudono la Laguna di Orbetello.
Da subito, vediamo che il luogo è gettonatissimo. Sono diversi i campeggi che si incontrano strada facendo e numerosissimi i camper.
Porto S. Stefano è una cittadina gradevole. Sebbene gli spazi siano ristretti ed il traffico caotico, il transito con il camper non è impossibile. Ci fermiamo a far gasolio presso un piccolissimo distributore, il cui gestore fatica abbastanza per raggiungere il bocchettone del serbatoio.
Ora la nostra intenzione è di percorrere la strada panoramica che gira attorno al promontorio in senso antiorario, fino a Porto Ercole, situata nella parte più meridionale dell’Argentario. Durante il percorso, sarà nostra premura scovare qualche caletta o spiaggia isolata, dove bagnarci in acque limpide e goderci il sole.
Mi fido del cartello “Panoramica”, e, seguendolo, cominciamo a salire una stretta strada a doppia corsia, che si addentra nel verde. Ad un bivio, seguiamo l’indicazione e giriamo a destra. Così facendo, ci troviamo su una strada vista mare, dagli scorci bellissimi, che passa tra vegetazione, colture di ulivo ed invidiabili residenze private. Purtroppo non è il giro che desideravo fare e che, su almeno un paio di guide, veniva consigliato. Questo, infatti, percorre, a qualche decina di metri di quota, un breve tratto della costa settentrionale e ritorna a Porto S. Stefano.
Insisto. Risalgo la stretta strada nel verde e stavolta al bivio svolto a sinistra. Il percorso si fa più selvaggio. Tuttavia, anche qui, non va meglio. Perché incontriamo un gruppo di motociclisti che ci segnala che la strada, più avanti, si fa pericolosa a tal punto da non essere sicura nemmeno per loro.
Si decide, perciò, di arrivare a Porto Ercole girando attorno al promontorio dal lato della laguna, - che poi è il percorso più comodo - e, possibilmente, proseguire oltre. Porto Ercole è altrettanto stretta ma c’è meno confusione, tuttavia il centro è vietato ai camper. Sia all’andata che al ritorno, con nostro dispiacere, siamo stati praticamente costretti a violare il divieto per disattenzione o per difficoltà nel fare diversamente.
Devo dire che, nella mia breve esperienza di camperista, ho trovato l’Argentario generoso di divieti per i camper, che si trovano teoricamente obbligati a sostare solo in aree e campeggi (è vietato su tutto il territorio comunale di Monte Argentario il campeggio fuori dai luoghi dedicati). Nei fatti, però, non abbiamo incontrato problemi, anche quando, in evidente violazione, ci siamo imbattuti nella Polizia Municipale. Forse, nel periodo di Agosto, non sarebbe stata così clemente.
Grazie ad alcune indicazioni chieste, usciamo da Porto Ercole, salendo la comoda strada che porta al Forte Stella, una fortificazione spagnola del ‘500, da qualche decennio riportata all’antico splendore. Più in basso, troviamo l’indicazione “spiaggia”. Memorizziamo l’informazione e proseguiamo sulla strada che condurrebbe a Porto S. Stefano, se non fosse interrotta nel tratto indicato dai bikers. Dopo pochi chilometri, scendiamo una ripida discesa che conduce, tra l’altro, ad un parcheggio di terra e sassi, pieno di auto e vietato ai camper. Credo di scorgere alcuni cartelli con scritto “strada privata”. Insomma, la sensazione è che non si possa proseguire.
Ingrano la prima e con quel vecchio mulo del mio transit duemilaecinque aspirato percorriamo in salita il tratto ripido. A questo punto, abbiamo come obiettivo la spiaggia. Dopo aver accuratamente parcheggiato il camper in uno spiazzo a ridosso della strada, ci dirigiamo a piedi verso l’indicazione.
Oltre i guardrail vedo piante di fico, cerri ed altra profumata vegetazione marittima.
Il sentiero sterrato che si dirige alla spiaggia è molto pendente ed in alcuni tratti tremendamente sporco. La caletta, però, è molto bella. La spiaggia, di sabbia grossa, è sporca quanto o più del sentiero ma il mare è pulito.
Decidiamo di continuare con la mia (nostra) filosofia dell’isolamento e secondare la mia attrazione per gli scogli. Saltellando sui grossi massi che compongono la costa a lato della spiaggia, ci allontaniamo di circa 200 metri, fino a posizionarci su un enorme roccia ruvida dalla cima piatta, a circa 3-4 metri di altezza dall’acqua. La roccia che si osserva non è particolarmente bella per forma e caratteristiche. Sembra sedimentaria e non ha nulla della bellezza degli scogli di ieri. Ciononostante, il mare è pulito ed invitante, malgrado la temperatura ancora un po’ bassina. Oggi ci si concentra sui tuffi e sull’abbronzatura.
Più in basso uno scoglio piatto emerge di pochi centimetri dall’acqua. Penso che non dimenticherò facilmente la gradevole sensazione di libertà e pace provata sdraiandomici sopra: il solo rumore delle onde che, di tanto in tanto, mi regalano un po’ di frescura sotto il sole pomeridiano.
Ritornati al camper, decidiamo di optare per la sosta libera. Il posto è bello e voglio godermi un po’ di libertà dopo due notti in campeggio.
Dopo cena, attorno è calma, fresco profumo di macchia mediterranea e silenzio, interrotto soltanto dal richiamo di alcuni uccelli che non vanno mai a dormire. Per nostra sfortuna è sabato sera e, pur ignorando dove vengano e dove vadano, a tarda sera il traffico di auto che percorre la strada, sfrecciando a lato del camper, è incredibile. Mi addormento veramente a fatica. Forse è il fastidio di trovarmi in un posto naturalisticamente notevole e, tuttavia, “violentato” dalle macchine. E dire che io cerco ogni scusa per allontanarmi da Milano per evitare il traffico, lo smog…
5 Giugno : Monte Argentario – Torre Mozza (LI)
Giornata di partenza. Voglio dare uno sguardo alla laguna e mi dirigo verso Orbetello.
Il luogo è piacevole e mi ricorda da lontano l’ambiente lagunare di un precedente viaggio a Comacchio.
Vorrei fermarmi nel paese ma, anche qui, gli enormi parcheggi sono banditi ai camper. Seguiamo l’indicazione per un parcheggio destinato ad autocaravan e roulotte. Ho, tuttavia, il sospetto che sia un modo per disfarsi degli appassionati del plen air: infatti dopo poco ci troviamo a qualche chilometro dal centro cittadino e completamente abbandonati dalla segnaletica. Meglio proseguire per casa.
Strada facendo ho un paio di idee per allungare la “vacanza”. In prima battuta le Terme di Saturnia, che però scartiamo perché troppo distanti. Una seconda idea è quella di recarci a Larderello per visitare il museo della geotermia ma, nel dubbio su orari ed apertura, tiriamo diritto.
La guida, però, mi stanca e colgo la palla al balzo per fare una breve deviazione verso la località marittima di Torre Mozza (LI). Si è a sud di Piombino.
Un immenso parcheggio a pagamento pullula di camper e camperisti. Lasciamo il mezzo qui ed a piedi ci addentriamo nella breve pineta che ci conduce alla lunga spiaggia libera, a pochi metri dalla costruzione che dà nome al luogo.
E’ domenica. La spiaggia di fine sabbia chiara è affollata. Rimpiangiamo la sistemazione in riva al mare del giorno precedente, anche se, devo ammettere, che questa è decisamente più comoda per crogiolarsi al sole.
In camper facciamo una doccia, mangiamo, sonnecchiamo e ripartiamo verso le 16.00.
Da questo momento, inizia un lungo viaggio di otto ore, passate per lo più ad avanzare a passo d’uomo tra chilometri di auto in coda. Ma mi sembra un prezzo da pagare più che ragionevole per un viaggio che mi è piaciuto tanto.