Pubblicato:
11/09/2013 da
Marino2
Periodo:
21/08/2013 - 04/09/2013
(14 giorni)
Non specificato
Più che diario di viaggio quello che scriverò lo considero un “appunti di viaggio” ciò che potrebbe servire come spunti ed indicazioni per un tour con le stesse mete ed interessi.
Si parte da Caselle con volo Lufthansa con scalo a Francoforte e successivo a Johannesburg e meta finale nella capitale della Namibia : Whindoek , durata complessiva tra soste e voli circa 23 ore.
Arrivati nella capitale Namibiana la prima cosa da fare è cambiare un po’ di euro in valuta locale e prendere possesso dell’auto noleggiata, l’aeroporto è piccolo e si svolge tutte velocemente, si perde un po’ di tempo solo nell’attesa di ricevere una seconda ruota di scorta, consigliabile senz’altro, visto le poche strade asfaltate che percorreremo.
Dopo la prima notte passata in un lodge in mezzo alla savana ad oltre 80 km dall’aeroporto, scelto proprio per l’ubicazione particolare, riusciamo al mattino a vedere i primi animali, antilopi e gnu si recano ad una pozza d’acqua posta nei pressi e visibile dalla sala dove facciamo colazione mentre due simpatici suricati ci osservano e si scaldano al sole.
Prima indicazione importante,se il viaggio avviene nella nostra estate, portarsi abiti per coprirsi “a cipolla”, visto che di mattina presto fa molto fresco con temperature poco superiori allo zero, mentre durante la giornata si possono raggiungere anche i 30 gradi, nessun lodge od hotel ha il riscaldamento, ma soltanto piumoni stile tedeschi e coperte, al massimo forniscono una borsa dell’acqua calda.
Il nostro itinerario prevede una lunga tappa di circa 500 km, per fortuna, almeno questa interamente su strada asfaltata e con non molto traffico, si viaggia a velocità sostenuta e nel pomeriggio riusciamo a visitare un luogo, situato in un campeggio, dove vi sono strani alberi chiamati “alberi faretra”, purtroppo a queste latitudini ed in questa stagione il buio viene molto presto e pochi minuti dopo le 18 è già completamente buio, non penso che nella loro estate da questo punto di vista le cose cambino molto, infatti le variazioni tra il dì e la notte più ci si avvicina all’equatore tendono a equivalersi e qui ci troviamo nei pressi del tropico del capricorno, superato proprio durante il percorso.
Ormai le strade asfaltate sono un ricordo ed altri km ci aspettano per arrivare a vedere le prime bellezze di questo paese, il Fish River Canyon, percorso molto accidentato, specie negli ultimi 20 km e strada strettissima che attraversa varie fattorie con susseguente apertura e chiusura di cancelli, posti ad evitare la fuga di animali, e durante questo tratto buco pure una ruota, cambiata senza problemi se non la scocciatura di scaricare tutti i bagagli per trovare gli attrezzi necessari.
Se si è già stati negli USA a vedere il Gran Canyon penso che questa tappa si potrebbe anche eliminare, noi non siamo stati particolarmente attratti dal luogo, se mai la cosa che ci ha più positivamente colpiti è stata l’ubicazione dei lodge, a ridosso del canyon, una parete a vetri permetteva una visione sul canyon anche dal letto , ed era possibile dormire e fare la doccia all’aperto, ma non era certo periodo per certe performance, tenuto conto che alla sera portano la borsa dell’acqua calda.
Si continua il viaggio con una lunga tappa, quasi 600 km di strada sterrata che però permette, visto il traffico inesistente, per lunghi tratti anche velocità molto alte, in alcuni tratti arrivo ai 140 km/h, solo dove la visibilità è molto ampia lateralmente al fine di rendersi conto se vi sono animali in circolazione, le poche auto incrociate si notano nei tratti rettilinei a grande distanza, vista la scia di polvere che alzano e così per noi, a lunghi rettilinei si alternano zone ondulate, dove pare di essere su un ottovolante, la strada segue le ondulazioni del terreno e vi sono molti guadi, ora secchi, ma occorre rallentare in modo deciso per non sottoporre l’auto a sobbalzi eccessivi.
Raggiungiamo un lodge nei pressi del deserto del Namib dove sosteremo due giorni considerato il lungo viaggio per arrivare a destinazione, tutta quella strada in una giornata è abbastanza pesante sia per il driver sia per il passeggero, arriviamo con le valige bianche di polvere, la sabbia finissima si è infiltrata nel portellone dell’auto ed il baule ne è pieno, per fortuna le valige hanno tenuto ermeticamente, un breve commento sulle sistemazioni alberghiere, tutte prenotate direttamente da me prima del viaggio tramite booking com od altre agenzie africane, tutti molto belli ed eleganti, ottimi servizi e ottime cene, c’è da dire che tutto il business di questa nazione a prima vista pare in mano ai bianchi, alberghi, negozi, ed altre attività tutte gestite da persone di chiara origine tedesca od olandese, mentre il popolo di colore per la maggior parte svolge i lavori più umili, solo al nord della nazione i bianchi non si vedono e le città hanno caratteristiche africane, mentre nella capitale ed in altre città del centro- sud è chiara l’impronta europea nelle costruzioni e nella vita, comunque a prima vista non pare che ci siano particolari tensioni tra i nativi ed i bianchi.
Continuando nell’esposizione dei posti visitati il Deserto del Namib è sicuramente un luogo da non perdere, i colori ,le varie tonalità dall’arancio al rosso colpiscono per la bellezza, non sempre è possibile trasportare in una foto ciò che l’occhio vede, ancora meglio sarebbe fare un giro in aereo od in elicottero per godere dell’immensità di questo spettacolo della natura, ma purtroppo mia moglie si è categoricamente rifiutata di effettuarlo, questo è uno dei posti che già da soli giustificano il viaggio.
I più coraggiosi tentano una scalata alle dune, e noi tra questi, ma il sole e la difficoltà dell’ascesa costringono molti ad una ritirata quasi immediata, noi teniamo duro e per poco non raggiungiamo la cima, siamo partiti un po’ sprovveduti senza acqua ed io senza cappello, ma ci va bene così.
La prossima metà è sull’Atlantico “Swakopmund” cittadina di chiara estrazione tedesca, bella ed ordinata, piuttosto fredda , data la presenza dell’oceano, e qui prendiamo possesso per una notte di un appartamento in un B&B di una famiglia tedesca, molto ben tenuto con tutto il necessario per cenare e così facciamo , e poi una bella colazione mattutina, tutto bello, peccato facesse un freddo cane, si vede che il solo pensiero di abitare in africa li scalda…
Altro consiglio non dimenticare mai di fare il pieno all’auto , i distributori sono pochi e distanti anche centinaia di km, ogni volta che vai a fare benzina, almeno quattro o cinque addetti di colore si avvicinano , ognuno pulisce un vetro , più quello che ti mette il carburante, pare la pubblicità televisiva delle marche petrolifere, alla fine bisogna lasciare una mancia, ma con un euro o due si accontentano tutti.
Ripartiti si punta verso Cape Cross , la mattina è fredda ed il sole non si vede coperto da una foschia tipica delle zone atlantiche , arrivati al capo visitiamo la zona abitata da un grande numero di otarie , buona parte adagiate sugli scogli ed altre in mare incuranti delle grosse ondate, certo non è un posto adatto ai bagni degli umani, riprendiamo il viaggio direzione Twyfelfontein , luogo famoso per incisioni rupestri risalenti a 6000 anni fa e particolarmente bello dal punto di vista paesaggistico, infatti non ci delude e rimaniamo colpiti dagli enormi massi posti a ridosso della struttura alberghiera perfettamente inserita che non disturba l’amenità del luogo.
Durante il percorso incrociamo qualche veicolo più del solito e da due di questi riceviamo due pietre sul nostro parabrezza che rimane così incrinato, ma previdente … avevo stipulato un’apposita assicurazione a copertura di questi danni, il viaggio prosegue puntando sempre più a nord arriveremo ad Opuwo non molto distante dal confine angolano e dove ci recheremo a conoscere il popolo himba, ancora legato alle tradizioni antiche ed almeno in apparenza, non tentato dalla modernità dei nostri tempi.
Purtroppo durante questo tragitto una banale caduta di mia moglie, scesa dall’auto ad un distributore di benzina per dare un regalino ad un bambino, le provoca la rottura del polso sinistro e dovremo recarci la mattina successiva nell’ospedale della cittadina dove verrà curata ed ingessata , abbiamo avuto così anche la possibilità di testare l’organizzazione medica , ma ne avremmo fatto volentieri a meno.
Per quanto riguarda gli himba sono rimasto piuttosto scettico, certamente vivono ancora seguendo antiche usanze, abitano in capanne di fango a stretto contatto di capre e galline, ma sfruttano un po’ la curiosità dei turisti accettando di essere visitati solo in cambio di omaggi in farina zucchero ed altre cibarie, alla fine quasi pretendono l’acquisto di chincaglierie varie prodotte da loro, ma su questo fatto ho molti dubbi, direi che un pochino ci marciano sul fatto di essere così diversi, e la vicinanza alla modernità non può non influenzarli.
Questa cittadina di Opuwo è la più africana tra quelle in cui siamo transitati, sia per gli abitanti, sia per le costruzioni e la confusione che vi regna.
Prossima ed ultima tappa il parco Etosha, finora a parte qualche giraffa e qualche antilope non abbiamo visto molti animali, pensavamo di vederne molti di più , dentro il parco tutt’altra cosa , vedere giraffe, zebre, gnu, elefanti, struzzi , rinoceronti ed altri animali nel loro habitat è emozionante, ci si sente un po’ intrusi e si ha paura di disturbarli , effettivamente è vietato scendere dall’auto ed occorre viaggiare ad una velocità molto moderata, più di una volta infatti zebre, antilopi ed anche un elefante ci hanno traversato la strada a pochi metri di distanza dalla nostra auto, peccato non aver visto i leoni , probabilmente visibili nelle prime ore del mattino , ma siamo rimasti ugualmente soddisfatti.
Conclusioni: Viaggio interessante, panorami stupendi, in due settimane non abbiamo visto una nuvola in cielo, nessun sentore di rischi sulla sicurezza personale, abitanti sia bianchi che neri gentili e disponibili, percorsi 4500 km di cui almeno 3000 su strade piene di sassi ed ondulate, dove occorreva tenere una velocità elevate per evitare lo sconquassamento dell’auto, per le strade percorse sconsiglio l’uso del camper (noleggiabili in Sud Africa) ho incrociato diversi fuoristrada con tenda sul tetto, vi sono molti campeggi e può essere una valida alternativa ai lodge, caldo di giorno sopportabilissimo perché molto secco, di notte occorreva coprirsi bene. Viaggio aereo piuttosto lungo e noioso, aereo strapieno ed era l’airbus 380 a due piani, ma l’atmosfera africana merita anche questi piccoli sacrifici, forse ci ritorneremo puntando al Sud Africa.
Marino2