SARDEGNA OCCIDENTALE
Per la prima volta in Sardegna in camper scegliamo la costa occidentale perché la più selvaggia e meno affollata. In effetti vengono rispettate tutte e 2 le premesse.
La viabilità non presenta particolari problemi, nemmeno le strade sterrate, anche se la tortuosità di alcuni tratti impone medie basse.
Nessun problema per le soste sia libere (alcuni divieti, ma basta spostarsi per non incorrere in sanzioni) o per le AA, poche, ma sufficienti, in alternativa si può optare per i campeggi.
1 giorno
Sbarcati a
Olbia nel tardo pomeriggio attraversiamo la Sardegna da ovest verso est su tratti di superstrada alternati a tratti di statale con numerosi lavori di allargamento in atto, fino ad arrivare alla baia di
Porticciolo sopra Capo Caccia, vicino ad Alghero. Arriviamo in tarda serata e sostiamo nel P vicino alla spiaggia, accanto al campeggio.
2 giorno
Al mattino godiamo dall’alto la vista sulla bella baia circolare di Porticciolo e sulla costa rocciosa. In bicicletta imbocchiamo una delle numerose strade sterrate verso sud per poi ricongiungersi con la strada per
Capo Caccia che raggiungiamo dopo circa 12 km e alcuni saliscendi. Spettacolare la vista dall’alto, evitiamo (a malincuore) le grotte di Nettuno per la lunga coda (discesa di numerosi gradini per arrivare o si può scegliere di arrivarci via mare da Alghero) www. http://www.grottedinettuno.it/.
In camper evitare di arrivare fino al P finale, ma scegliere poco prima la strada sulla destra con P panoramico e meno congestionato.
Rilassamento nella baia di Porticciolo e pernottamento nello stesso P.
3 giorno
Ci spostiamo ad
Alghero dove sostiamo vicino al centro storico in un grande P in parte gratuito sul lungomare.
Alghero vale la pena di dedicarci almeno mezza giornata con il suo centro storico ben conservato e la spettacolare passeggiata sulle mura. Prendiamo la panoramica strada provinciale 105 che costeggia la costa rocciosa e frastagliata scegliendo una caratteristica insenatura con rocce intagliate e scavate ( discesa difficoltosa attraverso tracce di sentiero), ma ci sono parecchie occasioni di sosta e di bagno, molto bella la zona vicino Torre Argentina. Sulle scogliere dovrebbero nidificare i grifoni, ma noi non ne abbiamo visti.
Per la notte ci fermiamo in un P panoramico sulla strada alcuni km prima di Bosa insieme ad un altro camper. In serata arrivano degli abitanti del luogo a portare cibo alle volpi (si sconsiglia di viaggiare di notte per evitare animali selvaggi, soprattutto cinghiali). E infatti dopo un po' ecco che arriva un volpe che, titubante, si avvicina al cibo.
4 giorno
Al mattino ci troviamo una sorpresa, la nostra amica volpe arriva per la colazione avvicinandosi in maniera imprevista a noi e ai nostri mezzi, apprezzando la carne in scatola che gli offriamo. Dopo essersi rimpinzata e fatta fotografare in tutti i modi (e quasi accarezzata) si allontana regalandoci un ultimo sguardo prima di infilarsi nella boscaglia.
Emozionati dall’incontro ci dirigiamo a
Bosa dove parcheggiamo in Via delle Concerie, pochi posti, ma comodissima per il centro (possibilità di pernottare).
Bosa merita un visita approfondita con il suo caratteristico centro di case vivacemente colorate aggrappate alla collina, è, meritatamente considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Il centro vivace della zona bassa contrasta con il silenzio delle ripide vie in salita caratterizzate dai colori vivaci delle abitazioni. Dalla base dei resti del castello (visita a pagamento) bella vista sui tetti e costa.
Nel pomeriggio ci trasferiamo a Bosa Marina, alla cala di
Cane Malu parcheggiando lungo la strada.
Cane Malu, raggiungibile con una breve passeggiata di pochi minuti, è una distesa di rocce lunari con una piscina naturale dove tuffarsi, bellissimo il contrasto tra grigio e azzurro. In alternativa a Bosa Marina c’è una vasta spiaggia di sabbia in parte attrezzata e comodi P a pagamento
Per la notte scegliamo l’AA di S’Abba Druce ( 20/25 €) preferita all’AA c/o il ristorante la Casa del Vento (10 €) per i servizi meglio tenuti e comodi e per le belle insenature a pochi metri dalle piazzole.
Cena al ristorante dell’AA con buon rapporto qualità/prezzo.
5 giorno
Dopo esserci godute le belle spiagge e lo spettacolare mare dell’area di sosta, nel pomeriggio ci spostiamo verso sud. La strada si arrampica sulle colline e attraversa il borgo di
Tinnura, noto per i suoi murales che riproducono la vita di tutti i giorni (comodo P presso il cimitero), da vedere anche la fontana dello zodiaco con 12 cannelle, una per ogni segno zodiacale.
E’ ormai pomeriggio inoltrato quando ci fermiamo a
S’Archittu. Come suggerisce il nome l’attrazione principale è l’arco roccioso che si apre nella scogliera candida attraversabile a nuoto o in canoa, raggiungibile con bella passeggiata lungo mare.
L’ampio P di Sa Mesa Longa ci accoglie per la notte.
6 giorno
Ci svegliamo con la pioggia, decidiamo quindi di andare nella vicina
Cabras per vedere il piccolo, ma interessante museo archeologico con reperti delle civiltà nuragiche e pre-nuragiche (www.museodicabras.it).
Visto che continua a piovere e non abbiamo intenzione di starcene a far niente facciamo rotta verso la miniera di
Montevecchio (www.minieradimontevecchio.it) inserita nella rete geo-park dell’UNESCO e tra le principali della Sardegna.
D’altra parte non è possibile visitare questa zona della Sardegna e non vedere una delle sue famose miniere. Resti di altri villaggi minerari ne vedremo lungo la costa.
Un piccolo, ma comodo P (possibile pernottamento) ci accoglie a fianco della miniera.
Sono possibili vari percorsi guidati che illustrano la vita dei padroni, dei minatori e delle condizioni di vita e di lavoro di quest’ultimi oltre a una breve visita della galleria occupando quasi tutto il pomeriggio.
Dalle miniere sarde partiranno i primi scioperi, e i primi morti, in Italia per ottenere salari più alti e migliori condizioni di vita e di lavoro ( dovevano pagarsi anche l’olio per le lampade).
Nel ritornare a Sa Mesa Longa ci fermiamo c/o il camper service comunale di
Marrubiu per le operazioni di carico e scarico. Situato vicino al campo sportivo è uno dei pochi CS comunali liberi della zona.
7 giorno
Visto il ritorno del bel tempo inforchiamo le bici direzione sud per raggiungere la bianca spiaggia di
Mari Ermi (circa 12 km, buona parte sterrata). Volevamo costeggiare lo stagno di Sale ‘e Porcu, ma la pioggia del giorno prima ha reso impraticabile il sentiero per cui raggiungiamo la sp 66 direzione Cabras, e, quando la strada, dopo una breve salita, si allontana dalla costa imbocchiamo una sterrata sulla destra e proseguiamo verso la costa (non ci sono indicazioni, ci siamo aiutati con google maps).
Raggiunta la scogliera svoltiamo a sinistra verso sud, la sterrata è molto panoramica mantenendosi sul bordo della scogliera e non presenta particolari difficoltà fino alla candida spiaggia di Mari Ermi, possibilità di P a pagamento e pernottamento senza servizi per 15€. La spiaggia di ghiaietta bianca accecante è totalmente libera e non troppo affollata a fine agosto con un mare azzurro caraibico che scende abbastanza profondo. Il piccolo stagno costiero alle spalle ospita alcuni fenicotteri, bianchi come tutti quelli visti in Sardegna.
Ritorniamo lungo la stessa strada proseguendo lungo la scogliera fino a
Putzu Idu, piccolo agglomerato di seconde case su una piacevole costa con insenature di sabbia, costeggiamo lo stagno (mezzo asciutto) di Sa Salina Manna fino Porto Mandriola, dove dovrebbe esserci un camper service che non troviamo. Invece di proseguire per la veloce e comoda strada asfaltata che in breve ci riporterebbe al camper, alla chiesa svoltiamo a sinistra imboccando una strada in salita che presto diventa sterrata e sale alla Torre di Capo Mannu, da cui si gode un ottimo panorama.
Divertente e facile discesa sterrata fino alla spiaggia e bagno rinfrescante.
Pernottamento a
Sa Mesa Longa.
8 giorno
Continuiamo l’esplorazione della penisola del Sinis in bicicletta per poter godere appieno delle sue bellezze che altrimenti perderemmo lungo le strade asfaltate. Parcheggiamo a
San Salvatore, piccolo “pueblo messicano” usato come set per alcuni spaghetti western degli anni ‘70/’80 che mantiene inalterato il suo fascino. E’ anche meta della
Corsa degli Scalzi che si effettua a fine agosto con partenza e ritorno a Cabras.
La costa di Cabras, seppure contornata da stagni che la separano dall’entroterra, nel XVII secolo era costantemente presa d’assalto dai saraceni provenienti dal mare. Da qui le origini della Corsa degli Scalzi, rievocazione storico-religiosa di un episodio, risalente al 1619, di difesa contro un’invasione dei mori. I cabraresi per proteggersi dall’avanzata e per mettere al sicuro la statua di Srabadori, escogitarono un piano. Per affrontare la lunga fuga di corsa, legarono ai piedi nudi rami di frasche, in modo da sollevare più polvere possibile e sembrare così molto più numerosi. Lo stratagemma funzionò in pieno, in quanto i saraceni, spaventati all’idea di essere di fronte a un grande esercito, si ritirarono. Il villaggio e il simulacro furono salvati grazie all’ardore di chi non ha altra via d’uscita che la fuga. Da allora, ogni anno, in ricordo dell’episodio miracoloso, per rinnovare il voto al santo, il rito viene ripetuto identico. E con regole ben definite: sono 14 i gruppi di curridoris, composti a loro volta da 14 ‘mute’, ciascuna di cinque corridori. Sette corrono il sabato, sette la domenica. La sorte decide chi porta il santo al villaggio di San Salvatore e chi lo riporta a Cabras.
Il parcheggio del piccolo borgo è ottimo per la sosta notturna.
Inforchiamo le biciclette e arriviamo alla bella spiaggia di sabbia color ocra di
Is Arutas, P camper a pagamento (9 €) e possibilità di pernottamento. Continuiamo verso sud, la strada diventa sterrata, ma facilmente percorribile in camper,trovando spazi per la sosta libera e dove c’è solo l’imbarazzo per la scelta di dove fermarsi. Quando la costa diventa rocciosa la pista risale la scogliera, ma rimane all’interno. Quando giungiamo sulla strada asfaltata svoltiamo a destra per Funtana Meiga dove ritroviamo il mare e, cercando di costeggiarlo raggiungiamo San Giovanni in Sinis (nessuna indicazione sul percorso, ma google maps aiuta), P a pagamento. Il centro è caratterizzato dalle basse case di pescatori e dalla bella chiesa paleocristiana, tra le più antiche della Sardegna.
Continuando verso la penisola si sale verso l’area archeologica dell’antica città fenicia di
Tharros (in gran parte visibile anche da fuori) e alla torre di avvistamento da cui si gode un magnifico panorama anche sugli stagni di Cabras. La successiva discesa porta a belle spiaggette, inutile, se non per il panorama, continuare sull’ultimo promontorio in ripida salita del Capo di San Marco (circa 20 km in bici). Il ritorno su strada asfaltata è molto più veloce e tranquillo in 7 km.
Ci spostiamo alla spiaggia di
Scivu dopo aver fatto sosta al CS di Marrubiu. La strada per arrivare è tortuosa e l’ultimo tratto sterrato, ma senza problemi particolari. Il P è gratuito dalle 20:00 alle 8:00, 10€ tutto il giorno, 6€ mezza giornata. Possibilità di doccia e wc a pagamento di giorno.
9 giorno
La spiaggia, accessibile tramite scalinata è incastonata tra scogliere e dune di color ocra, purtroppo il tempo nuvoloso non ci ha fatto apprezzare i colori. Tramite strade sterrate strette, ma fattibili, l’unico modo per non rifare un sacco di km all’interno, arriviamo a
Portixeddu con una piacevole spiaggia sabbiosa (pochi posti a pagamento o lungo la strada) e al vicino
Capo Pecora con P gratuiti e panoramici. Alcuni sentieri permettono di seguire l’accidentata costa o raggiungere piccole calette sassose.
10 giorno
Ci spostiamo nella vicina
Buggerru con una comoda AA sul mare a 10€ in settembre con docce e wc.
Buggerru salì alle cronache 2 settembre 1904 per aver ospitato il primo sciopero in Italia, violentemente represso che causò la morte di 4 minatori e decine di feriti e diede il via sia a scioperi in tutta Italia che a trattative per ottenere migliori condizioni di lavoro. Conosciamo pure l’ex sindaco che ci racconta della sua amicizia con Pertini e dell’interessamento dell’ex presidente per queste zone. Allora Buggerru era un comune di quasi 10.000 abitanti che vivevano per le miniere, oggi sono circa 1000 e delle miniere rimangono i resti a testimonianza di un epoca.
Tra queste vale la pena vedere la
Galleria Henry situata poco sopra al paese e raggiungibile a piedi in circa 15 minuti.
La più importante opera della grande miniera di Planu Sartu è senza alcun dubbio la Galleria Henry. Scavata nel 1865, consentiva il trasporto dei minerali per mezzo di una rotaia dai cantieri sotterranei alle distanti laverie.
Posta a 50 metri sul livello del mare, al di sopra dell'abitato di Buggerru, attraversa per circa un chilometro l'altopiano di Planu Sartu.
Questo tunnel scavato nella dura roccia si mostra imponente: le dimensioni furono determinate dall’impiego, nel lontano 1892, di una locomotiva a vapore. Questo ingegnoso sistema, grazie ad una avveniristica rete ferroviaria, soppiantò in un baleno i lenti e costosi trasporti con i muli e altri animali da soma.
La galleria è una sorta di suggestivo labirinto: messa in sicurezza e dotata di indicazioni, è oggi accessibile in tutta sicurezza. La sua unicità è costituita da un perpetuo rapporto con la falesia sul mare che avviene per mezzo di gallerie minori e camminamenti scolpiti, come finestre ideali, nella roccia.
Attraverso queste aperture luminose che si alternano con il buio del sottosuolo, possiamo gustare viste suggestive della costa a strapiombo sul mare e panorami mozzafiato.
http://www.igeaspa.it/it/visita_guidata_alla_galle.wp
Continuando a piedi oltre la Galleria Henry , e in circa 2 ore, attraversiamo l’altopiano , dove si trova una miniera a cielo aperto e i resti del villaggio minerario, per arrivare a Cala Domestica, accessibile anche in camper, P a 15€ con doccia e acqua, no scarico.
Cala Domestica consta di 2 spiagge sabbiose unite da un passaggio scavato nella roccia di grande bellezza
La giornata termina a Buggerru dove osserviamo alcuni surfisti cimentarsi con le onde (tutta la zona è battuta dal vento e frequentata dagli amanti della tavola),
11 giorno
Lasciamo Buggerru in direzione sud e deviamo per
Portu Banda, la strada è a tratti stretta , ma non crea problemi particolari, in fondo un ampio P in pendenza permette di parcheggiare.
Imbocchiamo la sterrata sulla destra che ben presto si trasforma in sentiero e, con alcuni saliscendi costeggiamo la spettacolare costa rocciosa ricca di scogli e baie, con resti di villaggi minerari sulla costa, rocce dal colore bruno o bianco come quelle dell’isolotto di Pan di zucchero che domina la baia di Masua, dove arriviamo dopo circa 2 ore di piacevole camminata.
Porto Masua ci accoglie con i resti della sua importante attività mineraria, alcune baie ghiaiose con poche case e ristoranti e un AA a circa 20 € tutto compreso in posizione panoramica.
Interessante la visita dell’originale tunnel di Porto Flavia dove i minerali venivano direttamente scaricati sulle imbarcazioni sottostanti in un ambiente di grande bellezza
Fu una vera e propria rivoluzione: più che una miniera, un porto sospeso a metà di una parete rocciosa, da cui parte una lunghissima galleria, un luogo che domina la costa dell’Iglesiente, nella parte sud-occidentale della Sardegna
Un tunnel lungo circa 600 metri, scavato nella roccia dai minatori, sbuca a metà di uno strapiombo che offre una vista mozzafiato sul suggestivo faraglione di Pan di Zucchero, monumento naturale di 132 metri modellato dal tempo. La miniera di Porto Flavia, all’interno del promontorio che domina Masua, nel territorio di Iglesias, realizzata tra 1922 e 1924, è un’ardita opera sospesa fra cielo e mare, che permetteva l’imbarco diretto dei minerali, destinati alle fonderie nord-europee, sulle navi, riducendo in maniera drastica tempi e costi di trasporto.
Due gallerie sovrapposte sboccano a picco sul mare, intervallate da giganteschi silos capaci di contenere fino a 10 mila tonnellate di materiale. Nella galleria superiore si caricavano i silos, da quella inferiore, dotata di nastro trasportatore, si imbarcavano piombo e zinco sui piroscafi grazie a un braccio mobile. A progettare il capolavoro d’ingegneria senza precedenti fu il direttore Cesare Vecelli. Al ‘porto’ diede il nome della figlia, Flavia, che campeggia sulla torretta in stile medievale all’ingresso del tunnel. Per capirne la portata rivoluzionaria, immagina che fino ad allora i minerali erano caricati a mano sulle galanze (navi a vela) e trasportati al porto di
Carloforte, da dove partivano verso il Continente.
L’inizio dell’attività estrattiva risale a metà 1800. Sul finire del secolo, con oltre 700 addetti, la miniera di Masua era una grande realtà estrattiva. Dopo un breve appannamento, nel 1922 la società belga de la Vieille Montagne le conferì rinnovato impulso. Poi la crisi negli anni Trenta, sino al lento declino. Il complesso di Masua comprende un villaggio minerario sul ripido pendio di Punta Cortis: scuola, ospedale, chiesa, laboratori e case immerse nel verde dislocate su vari dislivelli rocciosi
https://www.sardegnaturismo.it/it/esplora/masua-e-porto-flavia
Per la notte ci spostiamo a
Portoscuso dove sostiamo in un P vicino al centro. Esiste un P dedicato ai camper, ma occupato dalle giostre (forse presenza di CS, ma non ho potuto verificare).
12 giorno
Oggi abbiamo in programma l
’isola di San Pietro, enclave genovese in Sardegna dove si parla ancora il dialetto genovese. La nostra visita, in bicicletta su strade asfaltate poco trafficate e con lievi saliscendi e sterrate, comprende la zona sud ovest da
Carloforte a La Caletta con alcune deviazioni.
Evitiamo le altre zone, oltre che per ragioni di tempo, per l’impossibilità o quasi di accesso al mare.
Uscendo da Carloforte, la prima tappa è allo stagno della salina dove possiamo osservare alcuni fenicotteri. Proseguendo meritano una deviazione la spiaggia nera, la spiaggia del Lucchese, la punta delle colonne (una di queste purtroppo è crollata), la Cala della Mezzaluna. Carloforte merita poi una breve visita tra le sue case colorate e i nomi dei carruggi in genovese. E’ possibile anche la visita in camper tenendo conto che non esistono AA sull’isola e i P vicino alle spiagge sono a pagamento.
Pernottamento a
Portoscuso.
13 giorno
Ci spostiamo a
Porto Pino sulla famosa spiaggia con le dune (proibito salirci) di sabbia bianca accecante e mare caraibico. Porto Pino offre un paio di AA a pagamento ( circa 20 €) e un P diurno a pagamento vicino alle dune. E’ anche piacevole parcheggiare in paese e arrivare in bici attraverso gli stagni su strada sterrata.
Trasferimento a Olbia dove ci imbarcheremo il giorno successivo.