Pubblicato:
13/07/2011 da
Marino2
Periodo:
29/07/2008 - 22/08/2008
(24 giorni)
Non specificato
U.S.A.
A distanza di quasi un anno e mezzo, decido di raccontare il mio ultimo viaggio negli States, così ho occasione di ripercorrere mentalmente tutto il percorso fatto e rivivere quei bei momenti.
Partiamo, tutta la famiglia, composta da me, mia moglie ed i 2 figli, da Malpensa, arrivando da Torino e lasciamo l’auto presso un parcheggio al coperto e gli addetti ci accompagnano in pulmino sino all’aeroporto.
Siamo al 29 luglio del 2008 e nel primo pomeriggio decolliamo in direzione di Amsterdam con un volo KLM, da lì faremo poi il balzo oltreoceano.
Purtroppo cominciamo ad accumulare ritardi a causa di un guasto all’aereo che partirà con quasi 2 ore di ritardo, è un jumbo combi, metà passeggeri, metà trasporto, piuttosto vecchiotto, e deve essere ben carico, visto che al decollo mi da l’impressione che abbia difficoltà a prendere quota, ma poi, per fortuna ci riesce ed iniziamo la trasvolata.
Arrivati sopra New York, cominciamo a girare in tondo per oltre 40 minuti, poiché come ci ha avvisati il comandante, arrivando fuori orario, la torre di controllo deve trovare un buco libero per farci atterrare.
Finalmente mettiamo piede in terra americana,anche se per la coda per passare i controlli di polizia perdiamo oltre un’ora, i poliziotti addetti ai controlli sono gentili e si scusano per le perdite di tempo, ma una volta superato questo ostacolo ci troviamo la brutta sorpresa di una valigia distrutta, probabilmente caduta mentre la scaricavano dall’aereo, per fortuna il contenuto non era fuoriuscito.
Si è ormai fatta quasi l’una di notte e decidiamo di rinunciare a fare reclamo e ci rechiamo a prendere un taxi per farci portare in albergo.
Nonostante sia notte il traffico è intenso ed impieghiamo circa 40 minuti per arrivare a Manhattan, dove finalmente potremo riposare in un letto (per noi sono oltre le 8 di mattina ed il fuso ci ha fusi).
Ci svegliamo un po’ sul tardi e cominciamo a girare per la Grande Mela, per me e per mia moglie è la terza volta che ci rechiamo, per i figli la seconda, ma è sempre una città piena di fascino e di emozioni.
Iniziamo a bighellonare per le vie, piene di gente sempre in movimento e ci rechiamo a visitare la biblioteca e la cattedrale di St. Patrick, andiamo poi da Macy’s (grandi magazzini) dove provvediamo all’acquisto di un’altra valigia e notiamo con piacere che costa molto meno che in Italia, alla sera troviamo un buon ristorante con ottime bistecche.
Il giorno successivo, 31 luglio, visitiamo il Metropolitan Museum ed incontriamo un camperista con la figlia, conosciuto tramite camperonline con un programma di viaggio molto simile al nostro, anche se ognuno proseguirà poi per conto proprio.
La visita durerà l’intera giornata, tanto è interessante e piena di opere d’arte, alla sera ci rechiamo al solito ristorante e poi passeggiamo un po’ per Times Square, piena di gente, nonostante l’ora tarda, e di luci..
Il primo Agosto ci rechiamo al Pier 40 dove, dopo una lunghissima coda e controlli di polizia pari a quelli degli aeroporti, ci rechiamo a visitare la statua della Libertà e successivamente ad Ellis Island, dove, nei primi anni del secolo scorso arrivavano le navi di immigrati (tra i quali molti italiani) e vi è un museo che rappresenta cosa dovevano subire, come controlli, quelle povere persone prima di essere ammessi negli States (c’è però da considerare che molti riuscirono con il lavoro e l’impegno ad ottenere grandi successi e ad integrarsi perfettamente nel tessuto sociale americano.)
Torniamo a Manhattan e passiamo da Ground Zero, non possiamo non ricordare che pochi giorni prima dell’attentato alle torri gemelle eravamo a passeggio proprio lì sotto, ora vi è solo un grande cantiere, ancora allo stato iniziale, gli americani danno l’impressione di cercare di evitare quel ricordo, nulla c’è a rimenbrare quel tristissimo giorno e le vittime che provocò.
Il giorno 2 Agosto mi reco a ritirare alla Hertz, l’auto noleggiata dall’italia con cui andremo sino a Chicago, poiché dovremo recarci al matrimonio di una figlia di una cugina di mia moglie, partiamo sotto un violento temporale, dove solo da queste parti si vedono, acqua a secchiate, ma dopo una decina di minuti spunta di nuovo il sole.
Seguendo le indicazioni stradali e con un po’ di mio fiuto ad indovinare la strada giusta usciamo dal dedalo di incroci autostradali ed imbocchiamo la giusta direzione per recarci nelle vicinanze di Albany (circa 400 km da N.Y.) dove arriveremo nel pomeriggio senza problemi.
Dopo essere passati in albergo a posare i bagagli ed esserci cambiati, raggiungiamo la casa dei parenti dove è in pieno svolgimento la festa in giardino organizzata alla vigilia del matrimonio, siamo gli invitati arrivati da più lontano e abbiamo un’accoglienza veramente unica.
Il giorno dopo partecipiamo al matrimonio, negli USA non si fa come qui, prima chiesa e poi ristorante per il pranzo o rinfresco, là si utilizzano le “case da matrimonio” dove la cerimonia ed il ricevimento avvengono nello stesso luogo, con tanto di regia organizzata da un cerimoniere.
La cerimonia inizia verso le 14,00 e tra una cosa e l’altra si va avanti sino alle 21,30, ma la giornata passa velocemente, ed è interessante e piacevole vedere questa festa allietata da orchestra, balli tipici americani (come quelli che si vedevano nei film del west) e così via.
Il giorno successivo, dopo i saluti alla parentela, con promessa di rivederci, partiamo per l’inizio del vero e proprio coast to coast. Lasciamo la città in direzione di Buffalo, ma rinunciamo a visitare le cascate, essendo già stati due volte.
Costeggiamo il lago Erie percorrendo la Interstate 90, ed a circa metà strada da Chicago ci fermiamo a pernottare. Troviamo solo una suite, un vero e proprio alloggio con 2 camere e salotto, 3 televisori, forno a microonde e diversi altri ammenicoli, in tv dicono che sulla zona di Chicago è in corso una tremenda tempesta, ma come sempre gli americani tendono ad esagerare, come torrenti in piena fanno vedere un rigagnolo di acqua, infatti il giorno dopo arriveremo nei pressi della capitale dell’Illinois con un tempo bellissimo.
Il 6 Agosto è dedicato alla visita della città e ci rammarichiamo di aver considerato un solo giorno per questa bellissima Chicago, dove la ferrovia sopraelevata mi ricorda molti film, bellissimo e moderno il Millenium Park, poi ci rechiamo sulla Sears Over, la costruzione più alta degli States da dove si domina su tutta la città e sul lago Michigan.
Giriamo ancora per le vie centrali, dove moglie e figlia continuano lo shopping iniziato a New York, ed arriva il momento di rientrare in albergo, domani finalmente ritireremo il camper, si potrà mangiare come a casa, ma ci aspetta ancora una sorpresina serale.
Tornati in hotel chiediamo al maitre se conosce una Steak house nelle vicinanze e lui ce ne indica una a poche decine di metri, decidiamo di andarci ed entriamo in un locale elegantissimo, dove ci dicono di attendere qualche minuto in attesa si liberi un tavolo, dopo poco ci sediamo e ci rendiamo conto che ordinando più o meno lo stesso menu dei giorni precedenti dove spendevamo in media sui 100/120 dollari in quattro, mance comprese, qui avremmo speso, comprese le mance, obbligatorie in usa (circa il 18/25% a scelta), non meno di 750 dollari.
Una bottiglia d’acqua minerale oltre 10 dollari, non parliamo della birra e del vino, alla fine spendiamo circa 300 dollari e non mangiamo bene, mai chiedere consigli ai locali, specie se maitre d’alberghi!
Finalmente il grande giorno! Si ritira il camper tra varie vicessitudini che non sto a raccontarvi verso le 15 salpiamo con un autocaravan di olre 9 Mt. di lunghezza, nuovo di zecca, ancora con la targa di carta incollata al vetro posteriore.
Non è stato certo piacevole inserirsi nel traffico congestionato dei dintorni di Chicago (oltretutto con strade dissestate e strette per lavori in corso, e con un mezzo che richiedeva continue correzioni di sterzo per farlo andare dritto, ma dopo un paio d’ore ero assolutamente padrone della situazione.
Prima tappa un supermercato WallMart, dove ci riforniamo di tutto, trovando molti prodotti italiani, e finalmente una bella pasta al sugo si vede di nuovo in tavola!
Visto che ormai si era fatto tardi, decidiamo di fermarci per la notte sul piazzale, ma dopo poco arrivano due responsabili del magazzino spiegandoci che non era permesso e di spostarci poco più in là, così facciamo e nessuno più ci disturba.
Cominciamo a prendere confidenza con il camper, e noto che gli impianti sono ottimi, le finiture da quattro soldi, ma forse è un mezzo costruito solo per il noleggio. E' comunque di marca, un Winnebago con motore Ford 8 cilindri a benzina, naturalmente trasmissione automatica e generatore e condizionatore di serie a bordo.
Siamo ormai in South Dakota e ci stiamo velocemente (si fa per dire) dirigendo verso ovest, giornata di trasferimento, percorriamo circa 600 km ed alla sera ci fermiamo in un campeggio della KOA.
Partiamo al mattino in direzione del parco delle Badlands, terre che già il nome indica come inospitali, superiamo il fiume Missouri (il giorno prima avevamo superato il Missisipi ma qui non impressiona per le dimensioni), poco prima di giungere al parco incontriamo un villaggio fantasma, che rappresenta come vivevano i pionieri da queste parti, le case sono ancora originali e così molti carri dell’epoca, vi sono i saloons, la banca, la casa dello sceriffo e così via, ma tutto perfettamente integrato nel territorio e assolutamente reale.
Arriviamo poi al parco delle Badlands e le colline con le striature di diversi toni di colore marrone rendono l’ambiente molto particolare, vi sono diversi cartelli che segnalano di fare attenzione ai serpenti a sonagli, vediamo lì il tramonto ed è veramente fantastico, dopodichè cerchiamo il solito campeggio KOA per la notte.
Siamo ormai al 10 Agosto, oggi è in programma la visita al Monte Rushmore, dove sono scolpiti i visi di quattro presidenti americani, il tempo non è granchè, comunque arriviamo e notiamo come sono ben trattati i camperisti americani, dopo aver pagato l’ingresso, un ragazzo con automobilina elettrica ci fa segno di seguirli e ci porta in un parcheggio adatto a noi, meglio di così…
Come previsto, ci coglie la pioggia, non so se per il tempo, ma non siamo stati particolarmente colpiti da questo luogo, mi aspettavo di più, proseguiamo poi per un altro posto nelle vicinanze dove si sta costruendo, modificando la montagna, la statua di Crazy Horse (Cavallo Pazzo). Qui il territorio è gestito dai nativi, infatti l’ingresso è molto più caro che altrove perché serve a finanziare il proseguimento dei lavori, che sono di grandissima portata e non si sa quanti anni ancora dureranno, per adesso si nota solo il viso del capo indiano, mentre con la statua terminata lo si vedrà a cavallo in atteggiamento guerriero. Passiamo anche nei pressi di dove è stato girato il film "Ballando con i lupi" e vi sono ancora foto che ricordano l'evento.
Approfitto per scrivere due cose sugli indiani nativi: la maggior parte vive in povertà, con lavori umili e sottopagati, non vedono di buon occhio i bianchi e molti, purtroppo, sono dediti all’alcolismo, abitano in case che sembrano più baracche che abitazioni, isolate e non si capisce bene come facciano a tirare avanti, non è una bella situazione.
Il giorno dopo 11 Agosto raggiungiamo Deadwood, città famosa per la corsa all’oro e perché ci risiedevano Calamity Jane e Wild Bill Hickok che venne ucciso a tradimento nel saloon che esiste ancora, sia pur ricostruito a seguito di un incendio.
Facciamo qualche piccola deviazione, intanto sempre con l‘interstate 90 (con pochissimo traffico) raggiungiamo il Montana dove ci rechiamo a visitare il “Little Big Horn“, luogo dove il Gen. Custer venne sconfitto dagli indiani, ma fu una vittoria di Pirro per i nativi, le varie tribù Sioux, Cheyenne ed altre vennero braccate e senza cibo dovettero soccombere ed ancora stanno vivendo queste conseguenze.
Il luogo è suggestivo, colline desolate, bruciate dal sole e sferzate dal vento; il cimitero che si vede induce alla meditazione ed a pensieri sull’egoismo dei popoli.
Siamo quasi all’ingresso dello Yellowstone Park, che raggiungeremo domani mattina, stasera ci fermeremo a dormire nella città nativa di Buffalo Bill, ma decidiamo di tralasciare la visita al museo e rilassarci nel campeggio.
Al mattino ci dirigiamo verso l’ingresso del parco, ormai siamo nello stato del Wjoming e come entriamo troviamo un paesaggio desolato, tutta la foresta distrutta dal fuoco, un grande incendio successo molti anni fa ha distrutto completamente delle foreste, il sottobosco sta cominciando lentamente a ricrescere ma occorreranno ancora decine e decine di anni perché tutto ritorni come all’origine. Dopo un po’, però, cominciano a vedersi i luoghi per i quali va celebre questo parco, i geyser, le pozze di acqua cristallina, i colori del terreno nei pressi dei vari laghetti ed i bisonti che, forti della loro mole, si piazzano a centro strada bloccando il traffico dei turisti, che a debita distanza di sicurezza, li fotografano. Finalmente questi bestioni decidono di spostarsi ed il traffico può riprendere.
Non posso descrivere i colori che abbiamo visto, i luoghi, uno più bello dell’altro, il cielo azzurro e limpidissimo, unico consiglio: andateci!
Qualcuno ha avuto modo di vedere le mie foto sul forum ed ha potuto rendersi conto dei paesaggi incontrati.
Alla sera pernottiamo in un campeggio del parco dove si spende pochissimo, 5 o 6 dollari - non ricordo, ma dove è pieno di cartelli che dicono di non lasciare cibo all’aperto, pena multe severissime, e con bidoni della spazzatura particolari, costruiti per evitare che gli orsi riescano ad aprirli, purtroppo noi di orsi non ne abbiamo visti.
All’interno del parco vi è un percorso stradale che forma un otto, noi lo facciamo tutto, fermandoci più volte e proseguendo per brevi tratti a piedi per visitare i luoghi più interessanti. Vi sono camminamenti in legno molto ben fatti, l’organizzazione di questo parco e di tutti gli altri visitati anche nel 2007, nel mio precedente viaggio in USA, è perfetta, i rangers sono competenti e disponibili, penso che di meglio non si possa fare.
Usciamo da parco e ci dirigiamo verso Salt Lake City, la città mi ricorda che è stata sede dei giochi olimpici invernali nell’edizione prima di Torino, bella città moderna, sede della chiesa Mormone che ci rechiamo a visitare, vi è un vero e proprio centro di accoglienza per visitatori, sentito che siamo italiani, ci trovano una guida italiana, una ragazza, mi pare abruzzese, trasferitasi lì per studio e convertita alla loro religione, ci racconta le origini della città e le finalità di questa dottrina, consegnandoci alla fine vari opuscoli in italiano, molto ben organizzati questi mormoni!, e molto ricchi a quel che ho visto.
Dopo Salt Lake City inizia il grande lago salato che per miglia e miglia ci accompagna, lungo la interstate 80, ci fermiamo in una piazzola e andiamo sul lago, al ritorno abbiamo le scarpe piene di sale, per fortuna c’è un’apposita fontanella per lavarsi. Riprendiamo il viaggio e per centinaia di miglia solo deserto e qualche sparuta cittadina.
Lasciato lo Utah (dove la legge mormone non permette né gli alcolici né il gioco d’azzardo) entriamo in Nevada, ecco allora comparire la pubblicità di case da gioco e… non solo, arriviamo dopo questo lungo trasferimento a Reno, città famosa per il gioco d’azzardo, che è la brutta copia di Las Vegas: qui solo palazzi con casinò ed alberghi e niente più, almeno Las Vegas pur essendo una città costruita solo per il divertimento ha saputo farlo in modo più geniale e divertente.
Ci fermiamo solo un paio d’ore e decidiamo di puntare per la meta finale: San Francisco, dove completeremo il coast to coast.
Il percorso è ancora lungo, proseguiamo sempre sull’80, passiamo Sacramento, dove rimaniamo imbottigliati per un’oretta buona a causa di un auto che aveva preso fuoco ed ormai al buio raggiungiamo i dintorni di San Francisco, puntando su un campeggio molto vicino a dove dovremo riconsegnare il camper.
E’ domenica sera, l’autostrada a cinque o sei corsie piene di traffico, dobbiamo percorrere una specie di tangenziale per raggiungere il campeggio, la tensione dell’autista (io) e dei viaggiatori è alta, ma arriviamo senza problemi a destinazione.
Siamo un giorno in anticipo sulla tabella di marcia, il camper lo dovremo restituire non il giorno dopo, ma fra 2 giorni, decidiamo allora di andare a visitare la città prendendo il trenino che parte da questa cittadina, così facciamo ed iniziamo a girare per questa bellissima città, dove io ero già stato meno di un anno prima.
Visitiamo la zona del porto, dove vi sono vari locali che cuociono i granchi e li servono al momento, Lombard street, viaggiamo più volte sui Cable Cars, i tipici tram di San Francisco, andiamo nel quartiere cinese, ogni angolo di questa città è bello e da visitare.
Alla sera torniamo stanchi ma contenti per la bella giornata trascorsa, il giorno successivo dovremo restituire il camper e le signore donne si mettono alacramente al lavoro per raccogliere il tutto e sistemare il mezzo, io e mio figlio provvederemo poi al mattino successivo alle incombenze prettamente maschili: svuotamento dei serbatoi.
Il mattino dopo ci rechiamo dai noleggiatori, distanti poche centinaia di metri e lo riconsegnamo senza problemi, un’addetta stava facendo una lavata di capo a dei francesi che l’avevano portato sporco e li stava costringendo a pulirlo ben bene.
Avevo prenotato un auto per girare a SF una volta consegnato il camper ed a seguito di chiamata telefonica un’impiegata dell'autonoleggio ci raggiunge per portarci l’auto, così arriviamo in città ed all’albergo prenotato ed avremo gli ultimi due giorni a disposizione per completare la visita della metropoli, spostandoci in auto e riconsegnandola poi all’aeroporto al momento della partenza.
Andiamo sino al ponte il famoso “Golden Gate” purtroppo quasi sempre avvolto dalla nebbia, nuovo pomeriggio dedicato allo shopping, con i figli che si piazzano dentro il magazzino della “Apple” dove prendono visione delle ultime novità elettroniche, e poi lunghe camminate per le vie della città, con scoperta di un ristorante gestito da romani e dove si è mangiato veramente come a casa.
E’ ormai giunto il momento della partenza, e la fine del viaggio, e forse di annoiarvi con il mio racconto, tranquillo volo di ritorno sempre via Amsterdam, quindi sbarco a Malpensa e viaggio fino a casa in auto, anche se stanchino per il viaggio e per non aver dormito in aereo.
Ma tutto sommato è un giretto che ricordo con piacere ed auguro a chi lo desidera di riuscire a farlo.