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Val di Fassa: gioie e dolori Credo non sia difficile immaginare a cosa mi
riferisco con questo titolo; le gioie sono quelle che solo una zona come
questa, fra le più belle del nostro paese può riservare a chi decide di
trascorrerci una vacanza, i dolori sono quelli che riserva il contatto con gli
amministratori locali, ai quali il “Plein Air” evidentemente non va proprio
giù. Eppure io credo che parlandosi (e qui tiro in ballo le associazioni e le
riviste che al Plein Air si rifanno) si dovrebbe riuscire a trovare un modo per
conciliare le esigenze dei valligiani, che indubbiamente soffrono della
pressione dei turisti (peraltro beneficiandone economicamente), e quelle di noi
camperisti che non vogliamo piegarci alla logica del turismo “tutto compreso”.
Ma cominciamo con la cronaca della settimana. 30/8: Partenza da Firenze di Lunedì, per esigenze
familiari, A1, poi A22, con uscita a Trento Nord, e percorso alternativo
attraverso la Val di Cembra, nel tentativo di risparmiare al povero Transit
2500 aspirato, i tornanti e la ripida salita che porta dalla canonica uscita di
Ora, a Cavalese. L’itinerario alternativo si rivela azzeccato, anche se la
strada è interrotta per lavori e veniamo deviati sulla strada che percorre la
Val di Cembra dal versante opposto a quello da cui l’abbiamo imboccata noi. Il
pendio è dolce, le curve non troppo strette, e i Km tutto sommato non devono
essere molti di più. Pranzo rapido in una piazzola vicino al paese di Val
Floriana, e via verso Cavalese, poi Predazzo, da cui deviamo per una puntata
verso il Parco Naturale di Paneveggio. Sosta presso il centro visitatori del
parco, a Paneveggio; un’occhiata al recinto dei cervi e passeggiata nel bosco, lungo
il sentiero Marciò, per saggiare la gamba dei compagni di viaggio, in vista di
escursioni più impegnative. La giornata non è splendida, per cui, fatto ritorno
al camper decidiamo di tornare a Predazzo e di inoltrarci in Val di Fassa per
visitare qualche paese e trovare un posto per dormire. Arriviamo in questo modo
fino a Campitello di Fassa, senza aver trovato un parcheggio e vedendo molte
sbarre a 2 metri di altezza, per cui decidiamo di tornare indietro per andare
all’area attrezzata di Forno, a 3 Km da Moena. All’altezza di Pozza di Fassa
però, scorgiamo qualche camper parcheggiato lungo il fiume, quindi rapida
inversione e raggiungiamo il parcheggio subito dopo il ponte da cui parte la
strada per la Valle San Nicolò. Stranamente pare che nessuno abbia da ridire
sulla ns. presenza, per cui pernottiamo tranquillamente a Pozza, visto che
dell’area attrezzata in realtà non avevamo bisogno. 31/8: Giornata che si apre alle 6,45 con le campane
della chiesa di Pozza (ma ci riaddormentiamo subito) e un cielo grigio che non
promette niente di buono. Dopo la colazione, visto che il tempo non si rimette
al bello, decidiamo di fare una visita al palazzo del ghiaccio di Alba di
Canazei per far pattinare le ragazze sul ghiaccio. All’imbocco della strada che
porta al palazzo del ghiaccio, trovo un cartello di divieto di sosta per i
camper, ma il parcheggio è vuoto, perciò, più per scrupolo che per altro,
chiedo al gentilissimo ragazzo della biglietteria se posso fermarmi nel
piazzale, ma me lo sconsiglia perché dice che passano spesso i vigili e mi
consiglia di andare al parcheggio della funivia, perché essendo su un terreno
privato i vigili non possono dire niente. Scambiamo due chiacchiere
sull’assurdità della cosa, ma non ci sono molte alternative, così non mi resta
che andare al parcheggio della funivia. Dopo la pattinata sul ghiaccio, visto
che sono appena le 11,30, decidiamo di riprendere il camper per cercare un
parcheggio a Canazei e visitare il paese. Faccio un primo passaggio ma non
avvisto nessun parcheggio, perciò torno indietro deciso ad addentrarmi in
qualche strada laterale, ma all’altezza della piazza avvisto due vigilesse alle
quali chiedo dove posso parcheggiare. La risposta lì per lì mi fa pensare ad un
malinteso, perché mi dicono di andare al campeggio, e quando insisto dicendo
che voglio solo fermarmi un paio d’ore, scuotono la testa e mi dicono di
provare indovinate dove? Al parcheggio della funivia di Alba, cioè a circa 2 km
dal centro di Canazei. Riparto ma non mi do per vinto, e quando avvisto l’indicazione
per la piscina svolto a destra, pensando che ci sarà pure un parcheggio dove
posso fermarmi se voglio andare in piscina. Lungo la strada trovo due parcheggi
con la sbarra, ma in fondo c’è un piazzale sterrato con un altro camper
parcheggiato, proprio davanti alla piscina. Scendiamo e andiamo verso il centro
di Canazei, ripromettendoci di far presente alle due vigilesse che abbiamo
trovato un parcheggio più comodo di quello indicato, ma non le troviamo più,
perciò facciamo due acquisti e torniamo al camper, fermandoci a vedere gli
orari della piscina (coperta) nel caso il maltempo insistesse a perseguitarci.
Faccio appena in tempo ad aprire il camper e chi ti arriva? Le due solerti
vigilesse che, a bordo della loro vettura di servizio stanno evidentemente
facendo il giro a sanzionare gli ostinati camperisti che vogliono visitare Canazei.
Vengo così a sapere che sono in contravvenzione perché all’inizio della strada che porta alla piscina c’è un cartello che
vieta l’ingresso ai mezzi di altezza superiore ai 2 metri, e c’era anche una
sbarra che però era alzata per far entrare i camion che dovevano montare uno
stand per una festa. Cerco di giustificarmi dicendo che non ho visto la sbarra
alzata, e facendo presente che in fondo il parcheggio è mezzo vuoto, e che se
voglio andare in piscina dovrò parcheggiare, ma ottengo solo di potermene
andare subito con in mano un foglietto con l’ordinanza del comune, ma senza
multa. Il compromesso mi sembra accettabile, e me la svigno in fretta,
recandomi al mitico parcheggio della funivia di Alba per mangiare. Come
aperitivo mi leggo l’ordinanza del sindaco, e non so se mettermi a ridere o a
piangere; il testo dice, come è ovvio, che è proibito campeggiare su tutto il
territorio, intendendosi per campeggio, come al solito, anche la semplice
apertura di un finestrino, o del gradino, ecc. ma è consentito il parcheggio
nei luoghi consentiti. Il problema è che i luoghi consentiti non esistono! (A
parte il piazzale della funivia di Alba). Dopo pranzo decidiamo di allontanarci
dal paese e andiamo in direzione del passo Sella, dove ci hanno detto che c’è
un posto dove le marmotte si fanno avvicinare fino a prendere il cibo dalle
mani. Parcheggiamo vicino ad un ristorante (non senza aver chiesto se diamo
fastidio) e ci avviamo per la nostra passeggiata. Con un po’ di pazienza e di
fortuna riusciamo ad avvicinare una marmotta e a fare qualche foto prima che
una famiglia un po’ invadente conquisti la scena, riuscendo a far scappare la
marmotta e dandoci poi consigli su come fare per avvicinarla. Mah! Veniamo poi
a sapere dalla titolare del ristorante che l’ora migliore per vederle è la
mattina perché hanno più fame, e che oramai i turisti le hanno rovinate,
portando loro da mangiare anche biscotti, cioccolata, ecc. La nostra giornata si conclude qui, con la pioggia
che scende più decisa, e noi che torniamo a Pozza di Fassa sperando in un
Settembre migliore. 1/9: Risveglio nella nebbia, ma le previsioni parlano
di tempo bello, perciò decidiamo di andare a Carezza per prendere la seggiovia
che ci porterà al Rifugio Paolina, punto di partenza per la nostra escursione:
il giro della Roda di Vael. La passeggiata inizia in mezzo alla nebbia, ma noi
teniamo duro e raggiungiamo il Rifugio Roda di Vael nel tempo previsto di 45
minuti. Da qui, secondo quello che dice l’itinerario che abbiamo scaricato da Internet,
non troveremo più rifugi fino al ritorno al Paolina, termine del percorso ad
anello. Dopo altri 20 minuti ci troviamo come da programma alla base di un
canalone definito “ripido ma breve” che dovrebbe portarci in quota per
raggiungere il passo Vajolon. Iniziamo l’ascesa che si rivela abbastanza
problematica, ma ormai siamo in ballo, e a quel che dice il nostro itinerario,
si tratta della sola difficoltà di un percorso “facile”. In realtà il bello
deve ancora venire, perché la discesa dal passo Vajolon (che raggiungiamo in un
tempo ben più lungo di quello previsto ) si dimostra molto ardua, con passaggi
stretti, scivolosi, ed un passaggio con corde e scala decisamente non adatto
alle nostre possibilità. Inoltre alla fine della discesa un cartello ci indirizza
per un sentiero che non corrisponde a quanto indicato nel percorso, facendoci
allungare il percorso di 40 minuti almeno. Le ragazze sono stremate, ma essere
arrivati in fondo sani ci da morale, perciò decidiamo di andare a vedere anche
quel che resta del lago di Carezza, che quando aveva l’acqua doveva essere
molto bello. Terza notte nel parcheggio di Pozza di Fassa. 2/9: Giornata splendida, che decidiamo di dedicare
alla visita del Col Rodella, luogo assolutamente ineguagliabile per la vista a 360°
che regala. Decidiamo di salire in funivia, ma quando arriviamo al parcheggio
ci sono cartelli di divieto di sosta per i camper, con un parcheggio con la
sbarra a 2 metri, ed un altro parcheggio dietro, sempre con la sbarra, però
alzata. Incerto sul da farsi, visto che siamo a Campitello, nel territorio del
comune di Canazei, chiedo alla biglietteria, e mi dicono di entrare senza
problemi, perché mi daranno loro un foglio da esporre sul parabrezza. Faccio i
biglietti e mi consegnano l’attestato con tanto di targa del mezzo che mi
consente di stare nel parcheggio fino alla chiusura degli impianti (ore 18).
Saliamo così al Col Rodella, il cui
panorama ripaga delle difficoltà. Qui scopriamo dalla carta dei sentieri, che
vi consigliamo di procurarvi all’ufficio del turismo (se riuscite a
parcheggiare in qualche paese) che potevamo arrivare anche a piedi passando dal
Passo Sella, e che esiste un sentiero che dal Col Rodella scende in Val Duron,
dove vogliamo andare nel pomeriggio. Ormai però abbiamo il biglietto di ritorno
per la funivia, perciò torniamo a valle e, senza spostare il mezzo, (non
sarebbe possibile parcheggiarlo altrove a Campitello) ci incamminiamo per la
Val Duron, previa preparazione dei panini per il pranzo e acquisto di un po’ di
frutta in paese. Il sentiero è di quelli che stroncano le gambe, perché
all’inizio è un po’ ripido, ma noi la prendiamo con calma, e poi dopo quello
del giorno prima….In ogni caso anche qui lo spettacolo della valle è tale che
la fatica passa in secondo piano. Dopo un meritato riposo al rifugio Micheluzzi
prendiamo la via del ritorno, e torniamo al camper entro le 18, per dirigerci
stavolta all’area attrezzata di Forno di Moena, dove per 11 € passiamo la
notte, scarichiamo, ci riforniamo di acqua e ci allacciamo alla corrente. 3/9 : altra giornata splendida, che dedichiamo al
Viel del Pan. Viel del Pan significa via del pane, ed è il nome che viene
tuttora dato a questo sentiero che
metteva in comunicazione la val di Fassa col bellunese, ed attraverso il quale
avvenivano i commerci fra le due zone. Oggi è uno splendido sentiero escursionistico
che parte dal Passo del Pordoi e porta al rifugio Viel del Pan, che si trova
sopra al lago di Fedaia e di fronte al ghiacciaio della Marmolada. Consumiamo il nostro pranzo
al sacco sul prato dietro il rifugio, e dopo un meritato riposo ed un tiramisù
da favola iniziamo la discesa. La truppa è un po stanca, perciò parcheggio il
camper poco oltre il Passo Sella, vicino all’omonimo rifugio, e mi avvio da
solo per il sentiero che porta prima al rifugio Friedrich August e poi al
rifugio Sandro Pertini, che non riesco a raggiungere perché la stanchezza
inizia a farsi sentire, e all’orizzonte si affacciano dei nuvoloni neri che non
promettono gran chè. Ritorno a Pozza di Fassa e nuovo pernottamento nel
parcheggio lungo il fiume. 4/9 : ultimo giorno pieno di vacanza. Poiché il tempo
non è perfetto e le previsioni lo danno in peggioramento, scegliamo una gita
vicina, quindi usciti dal parcheggio prendiamo la strada che si addentra nella
Val San Nicolò. Fatti si e no 2 km siamo però costretti a cambiare programma,
perché la strada è vietata ai mezzi con larghezza superiore ai 2 metri, quindi
dietro front e visto che il cielo si è fatto più sereno decidiamo di fare
un’escursione al Rifugio Gardeccia. Per andare al Gardeccia esistono due
possibilità: o il pulmino che porta direttamente al rifugio, o una seggiovia
che parte dallo stesso piazzale da cui parte il pulmino (poco fuori da Pozza di
Fassa in direzione di Canazei), che con tre tratti porta al rifugio Ciampedie,
da cui in 45 minuti di cammino si può raggiungere il rifugio Gardeccia. Noi
optiamo per l’andata in seggiovia, passeggiata dal Ciampedie al Gardeccia, e se
il tempo e le gambe lo permettono, ascesa al rifugio Vajolet, posto proprio
sotto le omonime “torri”, con ritorno in pulmino dal Gardeccia. Arriviamo
quindi al parcheggio della seggiovia, all’ingresso del quale campeggia l’ormai
consueto cartello di divieto di sosta ai camper, ma entriamo lo stesso e
chiediamo alla signora della biglietteria se possiamo parcheggiare. La signora
dice che non ci sono problemi, quindi parcheggiamo e ci prepariamo a scendere. Mentre
scendo mi accorgo che il mezzo sporge un buon mezzo metro dalle righe,
ostruendo un po’ il passaggio, quindi faccio un giro del piccolo parcheggio per
vedere se c’è un posto migliore, e mi accorgo che oltre un vialetto pedonale
c’è un cancello in legno (aperto) da cui si accede ad un prato adibito sempre a
parcheggio della seggiovia. All’interno di questo parcheggio, ben più grande di
quello dove siamo noi, ci sono già alcune auto ed un camper, per cui senza
indugi rimetto in moto e mi sposto. Qui però accade l’imponderabile: mentre
scendo, mi accorgo che un addetto della seggiovia sta correndo verso di me
urlando come un ossesso! Appena mi raggiunge inizia ad inveire dicendomi che
non posso entrare, perché ci sono i cartelli di divieto di sosta per i camper,
e che la sera quel cancello verrà chiuso definitivamente perché la stagione
finisce, e quindi io rimarrò chiuso dentro. Provo a spiegarmi, dicendo che
avevo già chiesto il permesso alla signora della biglietteria, ma il tizio
ribatte che io posso stare nell’altro parcheggio e non sul prato.Come diceva un
vecchio comico “non capisco ma mi adeguo”, così mi sposto nuovamente nel
parcheggio asfaltato. Proprio in quel momento arriva un altro camperista e la
scena si ripete. L’amico camperista, evidentemente più nervoso di me, si
arrabbia un po’ e ne nasce un battibecco alla fine del quale mi trovo a fare da
pacere, anche perchè vorrei prendere la seggiovia tranquillo. Una frase
dell’addetto alla funivia mi resterà comunque in testa, quando urla a me e all’altro
malcapitato “Ma insomma, lo capite o no che qui i camper non li vuole nessuno?
Voi, se volete venire, dovete stare nei campeggi e basta!” In questa frase
credo che sia riassunto chiaramente il modo di pensare degli amministratori
locali, ed evidentemente anche di buona parte degli abitanti. Va detto che
indubbiamente il popolo dei camperisti è sempre più disomogeneo, e molto spesso
poco rispettoso dei luoghi che frequenta. Per tanti di noi che cercano un posto
tranquillo dove non dare fastidio a nessuno, altrettanti sono quelli che
ritengono un loro diritto creare accampamenti, tirare fuori i tavolini, aprire
i tendalini, stendere gli asciugamani in mezzo alla strada, e magari scaricare
anche un po’ d’acqua, tanto si asciuga. Alla fine tutti ci calmiamo, riesco a
far capire al nostro amico che cercavamo solo di dare meno fastidio possibile,
e veniamo anche a sapere che lui ce l’ha
con il camper che è parcheggiato sul prato e che è fermo lì da una settimana.
Riusciamo finalmente a partire, e portiamo a termine la nostra escursione,
rientrando al parcheggio per le 16 circa (si segnala una polenta con funghi
presso il rifugio Vajolet veramente notevole, giusto premio per un sentiero con
pendenze da ribaltamento). Poichè il pomeriggio è ancora lungo, e non sarebbe
male sfruttarlo, decidiamo di andare in Val Venegia, una splendida valle posta
sotto le pale di San Martino. Per raggiungerla bisogna tornare a Predazzo,
imboccare la strada per il passo Rolle, e deviare poco dopo Paneveggio, per la
strada del passo Valles. Dopo qualche km. si trovano le indicazioni per la
Malga Venegia, ed un parcheggio. In realtà la strada (sterrata) condurrebbe fin
sotto la Malga Venegia, ma è molto stretta per cui decidiamo di farla a piedi,
tanto si tratta di poco più di un Km, quasi in piano. La valle è veramente
deliziosa, ed avrebbe meritato più tempo, anche perchè il sentiero continua
oltre la Malga Venegia (a proposito, ottima la panna con frutti di bosco), fino
alla Malga Venegiota, e poi fino al Passo Rolle. La nostra settimana in Val di
Fassa finisce qui, col pernottamento presso gli impianti della funivia del
Cermis, alle porte di Cavalese, e la partenza Domenica mattina alla volta di
Firenze. In conclusione che dire? La zona è a dir poco
stupenda, offre possibilità di escursioni per tutti i gusti e tutte le gambe, e
le difficoltà tutto sommato con un po’ di pazienza si possono superare. Il
consiglio è sicuramente quello di non andarci nei periodi di massimo
affollamento perchè immagino che la situazione possa essere ancora più
difficile di quella che abbiamo trovato noi.
Viaggio effettuato in Agosto 2004 dalla famiglia Scheggi Potete trovare ulteriori informazioni sulle località toccate da questo itinerario nella sezione METE, e i più recenti aggiornamenti alla situazione delle aree di sosta nella sezione AREE DI SOSTA. |
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